N° 5 - Maggio 2022
Storie dei lettori
  Dal Diario di un pellegrino
di Gualtiero Sollazzi


Dal Diario di un pellegrino

                              A  BASSA QUOTA

Nel linguaggio politico usa da tempo questa espressione: “in quota …”  Significato: spartizione.
Di quello che conta e che rende. Tutto sa di cattivo odore. Perché dalla Rai all’Eni, dall’Anas alle banche, si va avanti col “in quota”. Non interessano il merito e la competenza. Alla politica basta “piazzare” uno o più dei suoi. E’ così che si serve il bene comune?  Altro i doverosi controlli, altro la sfacciata occupazione.
E l’etica dov’è?

Ricordo un lattoniere che aveva fatto solo le elementari e che fu mandato dal partito a fare il sindaco revisore di una Cassa di Risparmio. Alle mie amare rimostranze, mi rispose candido: io non so, ma siamo in due e l’altro si intende di bilanci. Già, ma il ricco “gettone” lo prendeva anche lui. Non era un furto?

Non perdiamo l’indignazione e, se possibile, non cuciamoci la bocca.  In ogni sede.


  Quando le donne e i preti non potevano andare in bicicletta
di Romano Parodi



E’ uscito il libro di Antonella Stelitano “Dove vai bellezza in bicicletta”, che racconta la difficile impresa, per le donne, di poter usare la bicicletta come i maschi. A metà dell’ottocento era impensabile che una donna rischiasse di far vedere le sue gambe scoperte (solo le pelose gambe degli uomini potevano essere viste).
Non era consono all’etica vedere una donna salire in bici; quel gesto era scandaloso, c’era il rischio di far vedere le mutande. Peggio ancora mettersi i pantaloni: mamma mia dove si sarebbe andati a finire. Persino il barone De Coubertin, quello che diceva “l’importante e partecipare” era contrario (solo i maschi potevano partecipare).
Ma poi, come sempre, ci furono le apripista. Una famosa e scandalosa apripista fu la regina Margherita di Savoia, che si fece fare una bici su misura nientemeno che da Edoardo Bianchi, capostipite dei costruttori (equipaggiò anche Coppi e Bartali).
La regina pedalava provocante nel parco ciclabile di Monza, e il popolino sostava ai bordi in attesa di vederla (ma non so se si faceva vedere le gambe, il libro non ne parla). Gli esempi di sangue blu zittirono molti reazionari e le donne cominciarono piano piano a prendere possesso del mezzo rispettando le tantissime raccomandazioni. Una, curiosa: “quando incontrate una mucca non bisogna urlare, tanto se vi vede fugge da sola”. Un’altra: “...in tandem le donne dovevano mettersi davanti per non far vedere il didietro”. Anche il fascismo concesse il permesso ma purché non “troppo succinte”, per le trasgressive multe e anche l’arresto fino a tre mesi. L’oscurantismo come abbiamo visto durò a lungo, finì con la grande Alfonsina Strada che dopo aver vinto tante gare fra donne, partecipò al giro di Lombardia con Giradengo e al giro d’Italia. Partirono in 108, arrivò ultima ma 31nesima, “una grande impresa”. Lo stesso successe ai preti: il nostro don Ferdinando Maberini, zio di mia mamma, malgrado il divieto del Vescovo Costantini, andava in bicicletta da Sarzana a Santo Stefano dove faceva il viceparroco. Un’indecenza. Per punizione fu esiliato: missionario in Cina. r.p


Festa della mamma

 

Mamma, sono anni ormai che te ne sei andata.

Eppure, appena sveglia, a volte mi viene di chiamarti.

Vorrei essere il cielo per poterti abbracciare,

il vento per poterti accarezzare,

un angelo per poterti baciare

cullandoti tra le mie braccia,

con la ninna nanna che cantavi a me,

mentre con una carezza ti asciugherò

le lacrime, e poi un ultimo

sorriso, un’ultima parola

e la stretta di mano prima di lasciarti andare

per volare libera tra gli angeli più belli

dove tu sarai la mia stella tra mille stelle

ed ogni volta che guarderò verso il cielo

tu sarai quella che brillerà di più.

Ti voglio bene mamma. Tua figlia. p.a


  IL SONNO
di Marta



Il  tempo dedicato al sonno è per tutti noi fondamentale, un buon sonno ci porta ad organizzare al meglio la nostra giornata  lavorativa e non!
Poi…se vogliamo parlare di tipo di sonno, che cambia da una persona all’altra, ci sono diverse tipologie, è come se il nostro corpo, fosse un orologio, con un ciclo di ventiquattro ore. Gli psicologi del sonno, ritengono di poter determinare gli schemi di funzionamento legati al susseguirsi del riposo e della veglia. Essi sostengono che se ciascuno di noi riconoscesse il proprio schema condurrebbe una vita più serena e produttiva.
Un’affermazione come questa, può risultare troppo semplicistica, ma il sonno è una questione più aperta di quanto non si creda ai nostri giorni.
Qualche anno fa, esisteva già una teoria che s’accomunava al nome degli uccelli. Ovvero vi era la persona Allodola, quella che si svegliava presto la mattina, molto faccendiera ed organizzata, per poi cadere nel torpore il pomeriggio. Mentre la persona Gufo, al mattino si trascinava da una parte all’altra senza concludere nulla, ma alla sera, con una forza e un vigore che non si sa dove erano nascosti, portava a termine tutto il lavoro trascurato fino a quel momento. Una illustre esperta del sonno australiana, ma con un nome molto italiano “Olivia Arezzolo”  ha creato un originale classificazione.
Esisterebbero quattro tipi di sonno, che possono essere definiti come: persone Orso, persone Lupo, persone Leone, persone Delfino. Gli appartenenti alla prima categoria, che coinvolge il 50 per 100 della popolazione, si svegliano all’alba e cominciano ad avvertire una crescente stanchezza al tramonto. Il dopo pranzo per gli Orsi, è il periodo di minor produttività, specialmente per quelli che hanno orari d’ufficio, in linea con gli orari del sole. Le persone Lupo, sono considerate degli animali notturni, perché cominciano ad essere produttivi solo dal tardo pomeriggio. Per queste persone sono da preferire le attività che prevedono il turno di notte, quando si concentrano al meglio. Le persone Lupo sono il 20 per cento della popolazione. All’opposto troviamo le persone Leone, si alzano presto, prima dell’alba fanno attività fisica, al mattino si sentono molto attivi e propositivi, ma nel primo pomeriggio, incominciano ad avvertire fiacchezza e la sera sono desiderosi di andare a letto molto presto, tra le 21 e le 22 al massimo.
Le persone Leone costituiscono un altro 15 per 100. Infine ci sono le persone Delfino. I Delfini, per natura hanno il sonno leggerissimo, fanno riposare il cervello una metà alla volta, in modo da continuare a respirare. Spesso appena svegli sono molto irritabili, sono incapaci di svolgere subito le attività. La loro finestra produttiva si trova in genere tra le 10 del mattino e le 15 del pomeriggio, con vari attacchi di stanchezza intervallati anche da riposini. La carenza di sonno, che accompagna un po’ quelli che dormono poco, può essere legata a tanti fattori come l’età: è noto che gli anziani dormono poco e ad intervalli durante la giornata. I pensieri legati a problemi esistenziali, di lavoro, di studio, come l’eccessiva   attività fisica e la stanchezza non conciliano il sonno, etc. ,etc. A volte neanche il contare le pecore funziona o ricordare momenti felici della vita. Ma anche imporre un tempo di riposo al nostro corpo come e quando ci fa comodo, non rispettando i ritmi fisiologici del sonno, perché abbiamo un programma alla televisione, o un film o uscire per una serata con gli amici, è molto dannoso.
Gli psicologi, hanno dimostrato che il funzionamento interiore di ciascuno di noi è regolato da fattori genetici e non dalla volontà dell’individuo, mentre, purtroppo, le persone tendono a modificare il proprio durante il corso della vita con le ovvie conseguenze negative.
A proposito del tempo del sonno, ecco una perla di saggezza della mia mamma. Un giorno le fu chiesto:” Maria quanti anni avete?”  A quel tempo ne aveva sessanta, lei rispose: “Ne ho trenta, perché trenta li ho dormiti”. Tutti quanti possiamo migliorare la qualità del nostro sonno notturno per giovarci di un riposo migliore, non importa se siamo Orsi – Lupi – Leoni – o Delfini.
Ma vivere un vita sana con regole precise sul cibo  e sul  tempo libero, fare attività fisica o semplicemente camminare, allunga la vita.


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