N° 10 - Dicembre 2021
Storie dei lettori
  FRATELLI, SEMPLICEMENTE
di Gualtiero Sollazzi



         FRATELLI, SEMPLICEMENTE

“Avvento di fraternità” Lo ha proposto la Caritas. Forse si pensa di saldare il conto con un’offerta, ma sarà così? Sostiamo sulla parola “fraternità”. E’ in gioco la nostra vita di cristiani. Oggi la tentazione è ripiegarci su noi stessi, chiudere le porte, sigillare i confini.  Proviamo a guardare gli altri con “occhi gonfi di tenerezza e di speranza”, come scriveva don Tonino Bello.
La fraternità va riscoperta.Allargata a tutti senza esclusioni. Perfino a Giuda, predicò don Mazzolari un giovedì santo. “Chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, il Signore gli ha risposto con una parola che non dobbiamo dimenticare: Amico! Questa parola che dice l’infinita tenerezza della carità del Signore.”


  MAZZINI e CARRARA
di Romano Parodi



Dopo i miei articoli sulle eroine e madri della Patria: Cristina Trivulzio,  Rosa Montmasson, Colomba Antonietti, Tonina Masanello (presto Virginia Oldoini), eccovi il padre.


MAZZINI e CARRARA

“Ebbi a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Misi d'accordo tra loro, imperatori, re e papi; ma nessuno mi dette maggiori fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso, eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante, infaticabile come un innamorato”.  Metternich

Inaspettatamente, contro ogni logica e universale opinione, che vorrebbe i paesi d’Italia e i loro vecchi e fradici stati, immobili lande di desolazione e arretratezza, prende fuoco la Rivoluzione. Ovunque, dalle Alpi alla Sicilia, una generazione di giovani prende la sua vita e la butta nel fuoco di un’insurrezione permanente. Anno dopo anno, mese dopo mese, quelle insurrezioni saranno sconfitte e represse; giorni dopo giorni riprenderanno con più vigore. Non basterà una generazione; ne occorrerà anche un’altra, perché dalle braci di quei falò prenda forma una nazione. Ma intanto migliaia di uomini, altro non sono che terroristi condannati a morte (Mazzini: due, in contumacia). Molti esuli. La gente li guarda; capisce e non capisce. Molti finiranno giustiziati (i martiri di Belfiore...), altri morranno in combattimento: con Ciro Menotti, con Luciano Manara, coi fratelli Bandiera, con Daniele Manin (Venezia, l’ultima ora è venuta, illustre martire, tu sei perduta...), con Pisacane (eran trecento, eran giovani e forti e sono morti…), con Garibaldi. (Con Pisacane anche Luigi Barbieri congiunto della Gervà; vi ricordate il mio articolo: la Ità d la Neta d la Gervà).

Mazzini è la guida, “Un popol morto dietro lui si mise”; è “l’uomo più odiato dalle case regnanti d’Europa”. Dopo il carcere e l’esilio, a Marsiglia fonda la “Giovane Italia” (1830), poi, a Berna, la Giov. Svizzera, poi la Giov. Germania, la Giov. Polonia, infine la Giov. Europa. Grande in Ungheria dove l’amico Laios Kossuth, con le sue idee, fa nascere una nuova patria. Giuseppe Mazzini era una leggenda vivente in tutta Europa. Con il Papa a Gaeta, la Repubblica Romana sorge sulle sue parole: “La Repubblica Romana non riconosce titoli di nobiltà né privilegi di nascita o casta”. “Se avessimo più consapevolezza della nostra storia, Mazzini, solo lui, avrebbe un memoriale come quello di Lincoln a Washington”  Scalfari.

A Carrara era venerato, Ceccardo lo chiamerà il SANTO sullo “Svegliarino”, giornalino di tendenza repubblicana di cui era direttore. Circoli repubblicani erano in tutte le frazioni: a Fontia fino a pochi anni orsono.

Ma tutto passa, tutto si trasforma, arrivano nuovi amori e nel 2010 (?) la giunta comunale deliberò di sostituire il monumento di Mazzini, davanti all’Accademia, con una statua di “nacque, nocque” Bettino Craxi (Benigni).  Naturalmente non se ne fece nulla, furono sbeffeggiati da tutta Italia. 

I rapporti fra Mazzini e i carrarini furono sempre intensi e, ad ogni evento insurrezionale si rinsaldavano. Nel 1836 per promuovere un’insurrezione nel carrarese venne e pernottò anche a Ortonovo. Nel 1871 quando ormai l’Italia si era data un assetto istituzionale che non era certo quello teorizzato da Lui: “Dio e Popolo” - l’apostolo del Risorgimento, pochi mesi prima di morire, riassume la sua stima per i carraresi in una lettera, con la quale rispondeva ad un gruppo di giovani che gli avevano inviato lo Statuto del Circolo Pensiero e Azione, fondato a Carrara nel 1871. (Dopo 40 anni d’esilio, ricercato dalla polizia di mezza Europa, presagendo la sua morte, fu nascosto a Pisa, casa Roselli, oggi museo mazziniano).

La lettera dice: «Approvo il disegno della vostra Associazione. La vostra terra è moralmente e strategicamente importante e la gioventù carrarese ha in sé un singolare elemento di virilità. E’ inoltre giunto il tempo di avere il coraggio morale della propria fede e di affermarla pubblicamente. I giovani che hanno l’aspirazione repubblicana nel cuore devono dirlo altamente e consacrarsi all’apostolato delle dottrine. Ora, per essere efficace, l’apostolato deve essere collettivo. Bisogna associarsi….Quando la direzione iniziatrice di civiltà s’allontana da un popolo, un altro deve sorgere ad impossessarsene e questo popolo può e deve essere il loro… e le opere corrispondano in essi alla Fede e ai Doveri. Pensiero e Azione, scendono da quella Fede e da quei Doveri, (senza dimenticare che):


L’origine dei vostri doveri sta in Dio. La definizione dei vostri doveri sta nelle sue leggi.

Dio esiste. Noi non dobbiamo né vogliamo provarvelo: tentarlo ci sembrerebbe una bestemmia, come negarlo una follia.

Dio esiste perché noi esistiamo.

Dio vive nelle nostre coscienze, nella coscienza dell’umanità, nell’universo che ci circonda.

L’ateismo è disperazione. La nostra coscienza invoca Dio nei momenti più solenni di dolore e di gioia. L’umanità ha potuto trasformarne, guastarne, non mai sopprimerne il santo nome.

L’universo lo manifesta con l’ordine, con l’armonia, con l’intelligenza dei suoi moti e delle sue leggi.

Bisogna convincere gli uomini che lo scopo della loro vita non è quello di essere più o meno felici, ma di rendere se’ stessi e gli altri migliori.

Sempre avanti. La vita è una missione, e il dovere è la sua legge suprema. 

Addio, Giuseppe Mazzini»

Sul grande Mausoleo di Staglieno, una poesia di Carducci e queste parole

Il suo corpo alla città di Genova, il suo nome ai secoli,

la sua anima all’umanità -


  Telefonini: un’arma tra le mani
di Anna Maria Tarolla



È sempre più frequente incontrare per strada gente d’ogni età con lo smartphone tra le mani, intenta a chattare.Tanto da non accorgersi delle insidie che potrebbe trovarsi di fronte: pali, cartelli pubblicitari, pilastri, alberi e pedoni. Sbatterci contro diventerebbe pertanto inevitabile. E proprio una signora che camminava lungo i portici di via Veneto, poco distante da me,è stata per un attimo il bersaglio di un giovanotto “ assorto dal suo cellulare “che procedeva nella direzione opposta e che stava per “investirla”. Per fortuna sono tempestivamente riuscita ad afferrare alle spalle la malcapitata evitandole la caduta. Lo sfrontato, come se nulla fosse, non si è affatto scusato, anzi ha proseguito il cammino, incurante persino degli improperi che gli giungevano dai passanti. Si parla sovente di distrazione al volante, causa di incidenti per l’uso improprio degli smartphone. Il campo adesso si è esteso alla sbadataggine dei pedoni. Dopo essermi sincerata che la signora si fosse ripresa dallo spavento, è iniziatoli nostro dialogo. Lucia (questo il suo nome) mi raccontava come a Bolzano, dove si reca spesso a trovare il figlio, il comune abbia adottato un provvedimento originale e al tempo stesso utile per proteggere i pedoni distratti e assorti nel mondo del Web. Sono stati ricoperti i vari ostacoli (pali, cartelli, pertiche, ecc.) con para testa di materiale plastico simpaticamente di colore fucsia con sopra disegnato un omino col telefonino in mano. Sul para testa è indicato un sito, chiamando il quale vengono impartiti suggerimenti su come utilizzare, in modo responsabile, il telefonino. Mentre l’ascoltavo nella mia testa frullava un’idea. Si potrebbe emulare anche nella nostra città l’iniziativa di Bolzano. Pali, pilastri, sostegni, pennoni, alberelli da imbottire c’è ne sono a iosa; basterà censirli.  Senza dimenticare gli archi di Bureau della moderna piazza Verdi. E delle vasche piene d’acqua che vogliamo farne? Andrebbero coperte anch’esse. Perché per gli sbadati cadervi dentro è un gioco da ragazzi. Ma imbottirli quanto esborso di denaro comporterebbe all’amministrazione comunale? Ed infine, incontrerebbero il parere favorevole dei cittadini? Gli spezzini, è ben noto, sono difficili da accontentare.


  Lettera ad un giovane
di marino bertocci



 

Anche se da più parti qualcuno potrebbe dirmi di “farmi gli affari miei”…tant’è…

 

A te scrivo, giovane del mio tempo, che potresti essere mio figlio, mio fratello, mio amico o, più semplicemente, un mio conoscente.

 

Ti scrivo perché ormai trovo non ulteriormente possibile la tua vista di uomo che ha deciso di sprecare la sua esistenza non appresso ad un ideale, un sogno, una speranza, ..un amore..ma molto meno eroicamente in quella distruzione del proprio essere, che deriva dal consumo di sostanze che nulla hanno a che fare con la determinazione di vivere con gioia una vita, forse difficile ma pur sempre meritevole di essere vissuta nella piena padronanza del proprio essere.


Che solitudine hai vissuto fino al momento in cui quel tuo “amico”, tanto simile al gatto ed alla volpe della fiaba di Pinocchio, ti ha fatto pensare che con quella “roba” saresti diventato forte ed importante? Che esempio di famiglia ti ha saputo dare non solo la tua famiglia, ma anche quella di coloro che ti sono vicini , fosse solo per fisica prossimità , per raccogliere oggi questo tuo fallimento esistenziale?

 

Qualcuno si è mai preoccupato della tua fragilità, magari mascherata da campioncino di pallone, di tennis, di nuoto o in un qualsiasi altro sport?

 

Quella ragazza che ha guardato a te come possibile padre dei suoi figli, quando ti ha dovuto girare la schiena, quanto dolore deve avere vissuto? E se è rimasta con te, per quanto ancora riuscirai ad imbrogliarla con la tua simpatia, che è sempre più mutevole e facile a trasformarsi in malinconici silenzi o esuberanti euforie,  improvvisamente, all’apparenza in assoluta assenza di motivi?

 

 E tu ti sei mai fermato un momento a chiederti “tu” che cosa vuoi dalla tua vita, non quello che vogliono gli altri?

 

Hai guardato negli occhi chi ti ha offerto, per primo, fra tanti dopo, quella falsa promessa di vita che tale non è? Negli occhi di quella , o di quelle, persona non arde la vita, brilla la miseria “terribile” della perdizione , di una discesa sempre più degradata e degradante, che desidera solo trascinarsi appresso in quel verminaio altri sciagurati , perché non può essere altrimenti per chi rinunci a vivere nel pieno la sua umanità.


Dal male non può che derivare il male, se prima  la nostra umanità non decide di fermarsi sul suo baratro e, riprendendo in mano la propria vita, non riesce, pur con tutte le inevitabili sue difficoltà, a ritornare all’esistenza libera  per cui ogni uomo è stato voluto dall’eternità ed alla quale ha quindi pienamente diritto: ad una esistenza, forse talora noiosa e prevedibile ma esistenza!

 

Provare a farlo …. è contagioso! ed è il bene che deve essere contagioso, non il male!


Una campagna scolastica di molti anni fa diceva “ la drogue c’est la merde” io, bambino, condividevo …. e tutt’oggi condivido quel pensiero.

 

Vogliamo provare a convincerne anche oggi?

 

Non avere paura di chiedere aiuto, pur pieno di inganni, il mondo è ancora mosso dall’amore!...e nelle nostre Parrocchie…l’amore abbonda, troverai sempre qualcuno disposto ad ascoltarti!

Luni, 20 novembre 2021


  Tutto va di fretta
di Marta


                                                           TUTTO VA IN FRETTA

Si!  Oggi tutto va in fretta, è una battaglia senza fine  contro il tempo. Ho notato che spesso se facciamo una domanda non ascoltiamo la risposta per non perdere tempo o perché distratti da altro.

Parliamo con le persone tante volte senza fare caso a quello che dicono.

Anticipiamo tutto durante la conversazione, persino le risposte del nostro interlocutore.

Sul telefonino inviamo messaggi sempre più corti, togliamo spesso le vocali per guadagnare tempo e non perderlo,  esempio “TVB” per dire ti voglio bene: inseriamo la “K” al posto della “CH” per risparmiare il tempo di una lettera.  Siamo impazienti anche al supermercato nel fare la spesa, specie se qualcuno ci ostacola nei nostri movimenti col carrello. Ci facciamo prendere dal nervosismo in tutti i luoghi dove si fa anticamera o la fila: alla Posta è tutto un passeggiare avanti indietro. Corriamo tutti! Ma dove corriamo? Diventeremo dei robotizzati in sintonia con Internet e la fibra ultra veloce.

Sembra che non ci sia più tempo per andare a letto presto, rinunciando al sano riposo e rubando ore al sonno a danno della nostra salute.

Non c’è più tempo per fare una tranquilla chiacchierata con gli amici e le amiche quando ci si incontra per strada, la fretta è più forte del piacere e per essa bisogna rinunciare.

Il colmo di stupore è il caso di una mia amica: le hanno regalato un libro di circa seicento pagine che mi disse di aver letto in pochissimo tempo, ed io “come di già, hai fatto così presto?”

“Cosa ti credi che  abbia letto tutte quelle pagine!  Neanche per idea, ho letto il primo capitolo e poi a balzi qua e là e poi la fine, ma mi è piaciuto! Molto bello.”

Importante sarebbe prendersi una pausa ogni qualvolta ne sentiamo la necessità; concederci  il tempo di ascoltare qualche brano di musica, una canzone preferita o fare una riposante passeggiata.

Si va in fretta. Essenziale è non fermarsi, perché la sosta costringe ad ascoltare il battito del nostro cuore e scoprire che il tempo per sua natura è inesorabile e finisce con il lasciarci del segni come una ruga, qualche capello in meno e bianco, se non peggio.  Noi lo resettiamo con qualche artificio e via avanti ancora, come se il nostro corpo non fosse vittima impietosa del tempo.

 Sempre la fretta ci fa cominciare a festeggiare il Natale a metà novembre, fra luminarie, panettoni e regali non più freschi e allegri come una volta, ma tutto è al servizio e succube del consumismo più spinto, sebbene ci si trovi di fronte  al più significativo evento dell’anno, la nascita di Gesù Bambino, diventato agli occhi di molti bambini il figlio o il nipote di Babbo Natale.

Il giorno nel quale dovremmo sentirci più buoni ( con la volontà dovremmo esserlo sempre) sta perdendo il suo valore più intimo e vero.

L’inutile affanno ci porta anche a considerare il passato come l’unica certezza, ma guardare al passato dovrebbe servire a pensare al futuro che, al contrario, non sembra importante cercare, poiché ci sono i social a fornircene uno.

 Se il  presente è già passato mentre ne scriviamo, se il futuro reale è ignoto, l’unica realtà è ciò che è stato ed è anche l’unica ricchezza.

       Auguri per un Natale sereno.  Tanta salute a tutti.  Tanta pace  e un po’ di rispetto per la nostra Madre Terra.

                                                             Marta

Auguri per un Natale sereno.

Tanta salute a tutti

Tanta pace

E rispetto per la nostra Madre Terra


  IL NATALE COME PROMESSA D’AMORE
di Patrizia Giacchè



Il Santo Natale è la ricorrenza più attesa dell’anno. Celebra la nascita di Gesù, colui che salverà il mondo.
Gesù nasce a Betlemme all’interno di una piccola grotta avvolto nella dolcezza e nella tenerezza di Maria e Giuseppe come intensità del loro immenso amore.
Dentro una dimensione a loro sconosciuta. Dove i sentimenti e le forti emozioni si vivono percependo l’assoluta felicità. Grandioso modello di vita per ogni famiglia. La natività di Gesù regala ad ogni ricorrenza del 25 dicembre l’occasione per accoglierlo nel nostro cuore con tanta riconoscenza.
Meraviglioso il Natale e il periodo che lo precede, è contentezza dentro di noi.  
E il desiderio di una promessa d’amore verso il prossimo ci prende e ci fa felici.
Il Signore insegna che in amore non ci sono limiti né barriere. Capita sovente che i buoni propositi a favore di un nostro fratello non vengano praticati. Responsabile anche un sistema esistenziale da cui si viene assorbiti. Mille impegni sviano la mente da ciò che più conta riducendo inesorabilmente i contatti umani.
L’amore però non ama i sotterfugi. E’ diretto essenziale va al di là delle dinamiche della vita. Vola lontano. Donarsi agli altri arricchisce lo spirito e regala un tocco di allegria. Alleggerisce la tua giornata e la tua mente. Sopportare un momento di fragilità verso un amico risulta un gesto di grande altruismo. Una cura d’amore praticata nell’animo altrui lenisce sempre un dolore fisico. Trasmettere coraggio speranza ed affetto si rivela confortante per l’accettazione di un disagio. Poiché vivere nell’ombra è un qualcosa che fa sprofondare, ricevere amore ed attenzione fa riprendere quota. Anche una persona che perde un po’ il senso della vita, attraversa un momento di fragilità esistenziale. Non trova la forza di combattere e non pensa più a se stessa. Si affligge. Si trascura. Non reagisce. E’ l’intervento dell’altro che fa la differenza. Il dialogo va a stimolare un progresso a livello mentale. L’assidua vicinanza combatte il sentimento dell’abbandono. Uscendone entrambi vincitori.

Di anno in anno si rinnova la festa del Natale con tanti buoni propositi. E’ sempre gratificante credere comunque che l’impegno di ognuno di noi nell’ adoperarsi un poco possa contribuire a migliorare anche la società. Inquinata da tutti i mali che l’affliggono. Produciamo amore nei nostri cuori e dimostriamolo con tanti buoni esempi alimentandoli con tanta dedizione.

Il Natale con le molte tradizioni offre tanta lucentezza. Dall’albero di Natale al presepe e allo scambio dei doni.
L’arrivo di Babbo Natale è per i più piccoli un’attesa dentro il sorriso. E vivono questo clima con spensieratezza tra le mille emozioni che si rincorrono. L’entusiasmo dei giochi richiesti li rende anche impazienti. La possibilità di incontrare Babbo Natale eccita la loro fantasia.

Nell’anno che si ripropone vi è sempre più la tendenza nei negozi ad anticipare l’uscita degli articoli legati al Natale al fine di invogliare le persone all’acquisto.

Le varie e tipiche specialità gastronomiche consumate nelle giornate natalizie appagano il nostro palato e quello dei nostri cari che ci affiancano e ci amano. Il tutto nello splendore dei festeggiamenti.
Le città si vestono a festa. Le luminarie contribuiscono ad abbellire le varie strade, con il loro brillio creano una magia fiabesca. Le decorazioni nei vari negozi, le musiche di sottofondo, i mercatini e i maestosi alberi di Natale posizionati nelle piazze rendono il contesto colorato e sfavillante.

Auguro a voi tutti di vivere al meglio le opportunità felici del periodo.
Auguro altresì tantissima serenità nella vita di ognuno.

Buon Natale.

Patrizia


  5° GIORNATA MONDIALE DEI POVERI
di Carla Beggi


5° GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

Il 14 novembre ricorreva la  5° Giornata mondiale dei Poveri; la redazione coglie l’occasione per inserire questo articolo di una nostra lettrice che si occupa di volontariato  da molto tempo con un’associazione che si chiama Sightsavers Italia.
Come molti di voi ricorderanno, prima della pandemia, organizzavamo un pranzo nell’oratorio di Caffaggiola  dove riuscivamo a raccogliere una donazione da poter devolvere a “Sightsavers Italia”, per aiutare i bambini colpiti da tracoma e cataratta, malattie che portano alla cecità. Grazie al notiziario che periodicamente ricevo dall’associazione sono aggiornata costantemente.  Vi voglio scrivere il racconto della mamma di una bambina di nome Irene malata di tracoma: “Il suo nome è tracoma, una malattia di cui tu conosci bene i sintomi, sai che gli occhi bruciano ogni giorno sempre di più, che è come avere degli spilli che pungono, fanno male… perché ogni volta che si sbattono le palpebre, le ciglia rigirate all’interno danneggiano la superfice dell’occhio, creando piccole cicatrici che con il tempo portano alla cecità. Per questo abbiamo bisogno di persone come voi, con lo sguardo rivolto al Futuro, al domani per continuare, oggi, domani e sempre, a portare cure e sollievo a questi bambini.”  Queste parole mi rincuorano e mi fanno continuare ad aiutare questa associazione, e mi sembra importante informarvi che anche quest’anno nel periodo natalizio, nonostante la pandemia, manderò una donazione per rendere ancora più ricco di significato del Santo Natale. Naturalmente chi volesse contribuire a questo gesto di umanità e solidarietà può rivolgersi alla redazione del “Il Sentiero” oppure al numero di telefono 0187660041.


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