N° 3 - Marzo 2021
Storie dei lettori
  A PROPOSITO DI PAROLE ( da “Strada facendo” )
di Olimpio Galimberti


  

Qualche anno fa, un professore mi diceva, in risposta ad alcune mie lagnanze circa il linguaggio dei media  ( di taluni media, non generalizziamo ), che l’italiano è una lingua viva, sempre in movimento, una lingua che si evolve, che si aggiorna.  Dev’essere proprio così, perché pensare che il congiuntivo sia stato relegato nel dimenticatoio solo perché i giornalisti non lo sanno usare, mi mette tristezza. Però avete notato quanti nuovi termini sono venuti avanti negli ultimi tempi tanto da essere divenuti ormai “familiari”?
Due esempi per tutti: sanificare e resilienza. Sanificare è venuto alla ribalta con il coronavirus; una volta si sarebbero probabilmente usati altri termini per indicare misure atte a prevenire la trasmissione del contagio; forse igienizzazione, disinfezione, magari anche sterilizzazione. Adesso abbiamo imparato una nuova parola, appunto sanificazione (l’italiano è proprio “inesauribile”, sempre in movimento, aveva ragione il professore), che, tutto sommato, non è male, rende bene l’idea; c’è andata bene, poteva saltar fuori qualche termine straniero (inglese, naturalmente; ormai siamo tutti cittadini del mondo, perché insistere con il vecchio italiano, perché occuparsi delle tradizioni, dei dialetti? ).

E poi resilienza ( ho dovuto ricorrere alla telematica perché nel mio vecchio vocabolario non c’era traccia di “resilienza” ), che vuol dire capacità di assorbire gli urti e di saper reagire positivamente; in pratica, rapportato alla nostra vita, è saper affrontare le difficoltà e superarle al meglio ( secondo la definizione degli psicologi - guida antistress -, la resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva ad eventi negativi, e può essere potenziata da ciascuno di noi, soprattutto quando siamo motivati a farlo da circostanze particolari).  E’ un termine, resilienza, che sa di lotta, d’impegno, di libertà. Già, di libertà, uguaglianza, fraternità, democrazia, civiltà ( industriale? ), progresso ( scientifico, morale, culturale? ) e tanti altri bei termini che però spesso restano solo sulla carta, sostituiti da altre parole come oppressione, sopraffazione, disuguaglianza, rivalità, totalitarismo, inciviltà, regresso, sofferenza, abbandono, mancanza di rispetto, egoismo, scorrettezza, disprezzo. Potrei andare avanti chissà per quanto, con i termini negativi, ma qualcuno, qualcuno di quelli che si riempiono la bocca di “democrazia”, probabilmente me lo impedirebbe.  E allora, io che ho sempre cercato di vivere “liberamente”, per andare avanti per la mia strada, che termine devo usare, resistenza o resilienza?  Aiuto!

                        ( da “Strada facendo” ) 

  Il pipistrello
di Mila



 

Quando arrivai in Nigeria, nel lontano mille novecento sessantotto, andai ad abitare in un grazioso bungalow circondato da un bel giardino dove c'erano molte piante di mango. Purtroppo tra i rami di quelle piante avevano fatto il nido dei pipistrelli che alla sera uscivano svolazzando dappertutto a caccia di insetti; ma non è di questo che oggi voglio scrivere.
Oggi vorrei dire: l'uomo, specialmente l'uomo moderno, si sente onnipotente. Va sulla luna, costruisce piste da sci in mezzo al deserto, scende negli abissi marini, costruisce robot che sempre più assomigliano ad esseri umani e forse spera di poter dare loro un'anima. Non parliamo poi degli enormi progressi nella medicina e così via, quindi Dio è diventato un optional per chi spera che credere in Lui può rendere la vita più facile. Ma pensiamoci un momento. E' stato sufficiente un virus, quant'è grande un virus?

Un virus trasmesso all'uomo, pare da un pipistrello, e ci siamo ritrovati nella …..(Interpretate i puntini un po' come vi pare).

Ci siamo presi una bella paura, abbiamo incominciato a pregare, ci siamo commossi nel vedere alla televisione papa Francesco che pregava da solo sotto la pioggia in piazza San Pietro.

La scienza mondiale tutta impegnata alla ricerca di un rimedio. Tutti ad aspettare i vaccini.

Poi è arrivata la notizia che i vaccini erano pronti allora abbiamo incominciato a vedere la luce in fondo al tunnel e abbiamo rallentato la preghiera ritornando, più o meno, ai ragionamenti di prima, ma la luce un po' si avvicinava e un po' si allontanava.

Sembra che i vaccini abbiano qualche problema. Problema che forse, dico forse, ha aiutato a far crollare il nostro governo, ce ne sarà un altro e speriamo bene. Morale: siamo  onnipotenti, ma basta lo sputo di un pipistrello per ridimensionarci ben bene.

Intanto sta per arrivare Pasqua e sembra essere una Pasqua sotto tono più di quella dell'anno scorso.

A  fine mese i parroci dovrebbero incominciare la benedizione delle case, ma andare a bussare alle porte per entrare a benedire non sembra una buona idea a causa del Covid-19, allora cosa fare?

Il nostro parroco, don Alessandro, avrebbe pensato di organizzare al mercoledì e al venerdì, giorni nei quali si celebrano normalmente le Messe settimanali, al termine di queste funzioni, delle piccole processioni, cioè con poche persone, portando la Croce e percorrendo, via via, tutte le strade del nostro villaggio,  benedicendo dall'esterno le case. Il tutto nel rispetto delle regole imposte dalle autorità per cercare di emarginare questo virus che non accenna ad andarsene.

Ho sentito che don Carlo dovrebbe fare più o meno la stessa cosa, ma più in grande, nel senso che è stata restaurata la statua della Madonna “Maria Ausiliatrice” che verrà portata in processione per le strade delle parrocchie di don Carlo sempre benedicendo le case e per implorare l'aiuto della madre di Dio e Madre nostra contro questo disastroso virus. Speriamo che Lei ci aiuti e chieda a suo Figlio di perdonare l'orgoglio sconsiderato degli uomini e tramutare la loro indifferenza in amore per Lui e la sua Chiesa così come a Cana di Galilea tramutò l'acqua in vino.

  OGGI MI SONO BEATA
di Paola G. Vitale



Come? Direte voi.  Ho desiderato almeno sfogliare tutto il numero di Avvenire del 31 gennaio scorso; così l’ho disteso sul tavolo di cucina e infine, pagina per pagina, mi sono soffermata sulla pagina Cattolica e poi sulla pagina Mondo. Cito solo alcuni titoli che mi hanno particolarmente interessato.
La decisione di Ilenia: ho lasciato l’Arma per stare in convento. Nell’Arma dei carabinieri era già un elemento encomiabile e in carriera.  Poi Miriam: lavora in corsia testimoniando la speranza. Nel 2011 ha pronunciato in suo sì tra le Discepole del Vangelo nella spiritualità di Charles de Foucauld.
Don Rubens, da una adolescenza complicata al lavoro a diciotto anni, all’incontro  col campetto di pallavolo, tramite un buon amico, fino a scoprire Dio che è Padre e Misericordia. Dal 2018 don Rubens è sacerdote e attualmente studia per specializzarsi in teologia. 
Nella pagina accanto leggo che  il fratellino di Greta abita a Bogotà. Francisco, undici anni, afferma, il clima siamo noi. Ha creato un gruppo: Guardianes por la vida. Poi, in piccolo, ma evidenziate, le notizie terribili dai nemici della vita: sette stragi in Colombia solo a gennaio. 1119 gli attivisti uccisi, attivisti sociali per l’accordo di pace del 2016 non ancora messo in pratica. 64 ecologisti uccisi nel 2019. 
Il confronto tra le civiltà com’è ancora arduo e faticoso!!

  

  Catastrofe educativa? No ,grazie!
di marino bertocci



Qualche giorno fa scendevo a piedi per la quotidiana passeggiata  con il mio cane dal monte verso il mare .  .stavo attraversando la strada. , ovviamente sulle strisce,  ed ero grosso modo a metà del passaggio pedonale, quando arrivavano due macchine provenienti  da direzioni opposte.
Entrambe viaggiavano a velocità sostenuta.
Nessuno dei due conducenti ha fatto il minimo cenno di rallentare , sfrecciandomi l’uno davanti e l’altro dietro, come se io non esistessi.

Naturale mi è venuta l’osservazione : “ma siete tutti matti?” Nulla di più, il pericolo era passato…
Il risultato di questa mia esternazione è stato però che uno dei due ,che avendo il finestrino aperto,   evidentemente aveva udita la mia protesta, si è fermato qualche metro più sotto e mi si è rivolto con intenzioni per nulla amichevoli, infastidito dalle mie parole.

Fortunatamente la concitazione del momento si è risolta con la rapida ripartenza del giovane alla guida che, dopo avermi apostrofato con espressioni “elegantissime”, sgommando si è allontanato.
Dell’altro autista è rimasto solo il flash dello scherno di un  braccio alzato , sicuramente non in segno di saluto o di accenno di scusa. Ebbene..cosa mi ha lasciato questo piccolo episodio?

Al di là dell’umana rabbia, peraltro presto sbollita, questo fatto, piccolissimo in sé, mi ha fatto pensare : eh no, cari giovani, cari genitori, cari uomini e donne del mio tempo così non va!
Nel libro biblico dell’Ecclesiaste siamo ammoniti a non rimpiangere i “bei tempi antichi”, perché è una sciocchezza farlo, ed io mi adeguo a questo invito biblico ma in questo  leggo un incitamento a “vedere oltre”, ovvero a seminare per ben raccogliere a suo tempo.

Non importa chi raccoglierà ma  “come” e “cosa” raccoglierà.
E’ questo l’immutabile compito di ogni educatore. In ogni tempo, in ogni società educare e trasferire ai giovani , ai nostri posteri quelli che sono i valori alla base della comunità da cui si ha origine  e della quale bisogna, prima o poi, per obbligo sociale,  esserne consapevole parte attiva.

L’episodio di cui  casualmente sono stato parte potrebbe sembrare insignificante ma, in realtà, non è così ., anzi,  è chiaramente indicativo di una catastrofe educativa.
L’assenza di attenzione di troppi fra noi ai bisogni “dell’altro “, il disimpegno, il mancato riconoscimento che anche in altri risiedano , oltre che ovvi doveri, anche diritti da tutelarsi  non per obbligo , ma semplicemente per la loro umanità,  il cui mancato rispetto se disatteso  merita punizione,  è il chiaro fallimento di un processo educativo.

Ammesso che questo ci sia stato…
Qualcuno fra noi , per quieto vivere, pigrizia, noia, sopravalutazione delle capacità autoeducative dei giovani, snobismo , delega a qualcun altro e…chissà cosa ancora , ha fallito , non posso dire perché o come ma ha fallito.

Si noti bene: non parlo di trasmissione alle successive generazioni di  valori religiosi, almeno non ancora… mi riferisco ,adesso, a quell’insieme di regole che dovrebbero essere fondamento della umana convivenza nella nostra società, quale essa sia.
Lentamente, perdendo di vista il rispetto delle regole sociali, siamo arrivati a giustificarne la sistematica violazione, come se questo agire fosse naturale. Il risultato è che la violazione è divenuta regola, con il progressivo abbassarsi della percezione del senso civico…per non parlare della morale.

Inevitabile, almeno per noi che ci diciamo credenti, la domanda? Esiste una soluzione a questo stato di cose?  La risposta non può che essere una sola : Si! Nonostante gli scandali, orridi e terribili, che ultimamente ancor più feriscono il cuore dei credenti e sembrano allontanare ulteriormente chi già è lontano dalla bellezza della fede non possiamo e non dobbiamo perdere la speranza...la speranza che...nonostante tutto solo l'amore è destinato a trionfare nel mondo...anche noi malgrado!

Nonostante oggi  la nostra voce di credenti  si sia fatta flebile,  talvolta inascoltata, non dobbiamo disperare e non dobbiamo smettere di  affermare che solo amando Dio e Lui nel  prossimo, renderemo attuale la speranza di vita…la vera vita. Esattamente come la nostra Fede ci insegna.

Con coraggio dobbiamo annunciare a tutti che solo in Dio, anche se oggi parrebbe espulso da ogni ambito della società , rimane la nostra forza, il nostro futuro, la nostra salvezza, la nostra speranza…

Luni, febbraio 2021


  SONO MANCINA. EVVIVA!
di Giuliana Rossini



“Sembri a zappare !!” Avevo circa sei, sette anni quando questa frase, rivoltami da una ragazza un po’ più grande di me, mise in luce la mia piccola diversità. Eravamo radunate, come ogni giorno, a sferruzzare nel cortile di un’osteria dove potevamo sedere comodamente tutte quante. Questa persona sapeva benissimo che ero mancina, eppure ……  Più tardi la mamma (allora usava così) ha cercato di farmi usare la mano destra, sia per scrivere (ho ancora il callo per la fatica sul dito medio della mano) che per mangiare.
Possiedo una voglia di caffè sul braccio destro e la mamma mi spronava ad usare quella mano.
D’estate era tutto più semplice, ma d’inverno era decisamente un’impresa!  Lei, poveretta, non lo sapeva, ma mi stava usando una certa violenza, poiché era la parte più intima di me a dirmi quale mano avrei dovuto usare.  Una volta alle superiori, il mio profe d’italiano mi mandò in segreteria a prendere un suo registro in un certo cassetto. Cerca, cerca, cerca non lo trovai e subii una grande umiliazione.
Cosa era successo?  Mi ci volle molto tempo e molta riflessione per darmi una risposta. Per le persone destre, il posto più sicuro dove riporre gli oggetti importanti è la sinistra, ma per me mancina, era la destra dove io appunto cercavo. (I ladri sono avvisati !) Più tardi a Firenze, città meravigliosa, ma costruita da architetti destri, sperimentai diverse difficoltà; in particolare nei luoghi sconosciuti, mi dirigevo sempre verso sinistra, anziché verso destra: vi lascio immaginare i chilometri percorsi……!
Queste mie piccole difficoltà mi hanno aiutato a capire, almeno un po’, il disagio che possono trovare i diversi, i portatori di handicap, ecc.  Per loro la vita è un po’ più difficile, anche se spesso hanno dentro di sé grande ricchezze che, magari, non sono capaci di comunicare. 
Per fortuna, oggi, siamo in grado di comprendere che la diversità è un dono, una ricchezza da condividere con gli altri.
Dio-Amore ci ha creati tutti suoi figli e ci ama tutti immensamente.  E’ Lui che ci sprona ad amare gli uni gli altri fino a dare la vita.   Egli non giudica, ama. Ognuno ha il diritto di amare e di essere amato.
L’amore è il motore dell’universo: le stelle, i pianeti, i fiumi, i mari, le montagne, tutto è in rapporto d’amore.   Dio ci ha creati tutti con amore e ci ha fatto diversi gli uni gli altri, ma capaci di mettere in comune le nostre doti, di collaborare insieme, arricchendo l’umanità di tonalità, di sfumature e mettendo in risalto il bello dove, talvolta, non appare.  Dio, misericordioso e pietoso, ci chiede di amare tutti, di non scartare nessuno, di essere anche noi misericordiosi come Lui e di aprire il cuore a tutti i fratelli.
La misericordia divina possiede una particolare caratteristica: è un amore insieme paterno e materno ed una mamma ama tutti i suoi figli indistintamente. Questo concetto è presente nel Vecchio e nel Nuovo Testamento.  Il Padre Celeste non aspetta da noi il primo passo, ma ci cerca e ci viene incontro, ci prende per mano anche quando non lo ascoltiamo, perché Lui ci ama sempre e comunque.
E se Dio agisce così perché noi, magari credenti, ci allontaniamo così spesso dal suo insegnamento?

Dio ci ha fatti e noi ( tutti, proprio tutti ) siamo suoi.

                                                                                                    
  L’ Abbazìa di San Lorenzo o di San Lorenzo e Martino?
di Romano Parodi


L’ Abbazìa di San Lorenzo o di San Lorenzo e Martino?

 

          San Martino non centra niente. San Martino era solo l’antichissima chiesa di Ilaulo (936) – Yliolo - Ghinolo – Ghignolo - Ghiolo, oggi anche località San Martino - che fin dalle origini era la chiesa dei corficianesi - ortonovesi e nicolesi.

          Lo dimostra anche questo antico documento sul paese di Fontia, dove si specifica che la chiesa di San Nicolò, non faceva parte del Vicariato di Carrara, ma della Plebs Civitatis (Luni), così come Ortonovo e la sua chiesa di San Lorenzo. Entrambi sotto la cappella di San Martino di Yliolo, che a sua volta era soggetta al Capitolo della cattedrale lunense.

 Questo è il testo del documento :
“L’8 dicembre del 1442 con atto di Ser Andrea del fu Jacobino De Griffis, stilato nella sacrestia di Santa Maria di Sarzana, il Capitolo della chiesa lunense audita paupertate
(povera) ecclesiae parochialis Sancti Nicolai de Fontia sibi subiectae (filiale) eam univit ecclesiae parocchiali Sancti Martini de Ylioli eidem Capitulo subiectae”.

          Quando gli abitanti di Ortonovo divennero numerosi (1400 “anime”), e Yliolo si spopolò, l’oratorio di San Lorenzo (l’odierna Pro Loco, ex “Dopolavoro” fascista) divenne di fatto la sede della parrocchia, anche se la chiesa di San Martino continuò a conservare, sia pure formalmente la titolarità pastorale della Curtis de Sopra Luna, il fonte battesimale e il cimitero. A battezzare e a seppellire i loro morti gli ortonovesi andavano a san Martino. Li portavano giù in spalla dall’antica via d la Bancola e d’l Cafagio. (Oggi la via d l Cafagio non c’è più, sbarrata dalle mura del cimitero e da una casa).

          Allora perché c’è la statua di san Martino sulla facciata della chiesa?

E’ stato il domenicano don Marcalini che nei primissimi anni trenta (1930), con Baston, il muratore, ha avuto quella bella pensata: ha tolto la statua di San Martino dall’altare della Madonna del Ponte dei Raganti; quella a sinistra (infatti oggi c’è un piedistallo vuoto, mentre a destra c’è ancora quella di santa Lucia), e l’ha posta sulla facciata, nella nicchia di sn , e spostando dal centro, quella molto più antica di san Lorenzo, originaria dalla vecchia chiesetta, e messa nella nicchia di dx. Penso che l’abbia fatto perché, leggeva parrocchia di san Martino e Lorenzo nei documenti. Oggi al centro, dove in origine, c’era la statua di san Lorenzo (e c’è ancora il suo piedistallo), c’è uno scudo, prelevato nel palazzo Ceccardi e modificato (probabilmente era lo stemma di un vescovo). A sn san Martino e a ds san Lorenzo. Se prendete una scala e leggete le scritte sul piedistallo di S. Martino, troverete la scritta Domenico Raganti 1730.

Le quattro nicchie sulla facciata, in origine, dovevano ospitare i quattro evangelisti.

          La chiesa fu costruita nel 1620 sui ruderi del castello dei genovesi - dice Ceccardo – ed è stata elevata ad Abbazia nel 1714 da Clemente XII. Dai ruderi allo e splendore, dallo splendore ai ruderi! Ps. Chi è che mi sa dire come facevano ad abitare a Ortonovo 1400 anime?

  Sightsavers
di Barbara Abbruzzese


Cara Carla

Ti scrivo per ringraziare dal profondo del cuore te e tutti coloro che hanno contribuito alla raccolta dei fondi per la cura del tracoma.
Nonostante l’anno veramente difficile che ci siamo lasciati alle spalle e l’impossibilità di incontrarci e passare insieme una delle belle giornate che sono ormai diventate una tradizione per tutti noi, avete scelto di rimanere al fianco di coloro che soffrono ogni giorno e rischiano di perdere la vista.
La vostra donazione permetterà di distribuire a 1765 persone l’antibiotico per curare l’infezione allo stadio iniziale e di operare 10 persone di trichiasi, lo stadio avanzato della malattia.
La pandemia ha imposto una riorganizzazione delle nostre attività per poter adottare le più alte misure di sicurezza contro la diffusione del Covid-19, ma gesti di generosità come il vostro anno permesso di portare avanti il nostro lavoro per salvare la vista di persone tra le più povere e vulnerabili del mondo, facendo si che nessuno fosse dimenticato o lasciato indietro in queste circostanze senza precedenti.Per questo non potrò mai ringraziarvi abbastanza.
Spero sinceramente che la situazione possa migliorare e ci sia presto modo di riabbracciarci.
Intanto ti mando i miei più cari saluti e ancora grazie di cuore per il vostro aiuto.

Barbara Abbruzzese
Corporate Fundraiser
Sightsavers Italia Onlus

 

Sightsavers International Italia Onlus
Corso Italia 1 – 20122 Milano (MI) Tel. 02 87380935 – 02 36593324 -  Fax 02 87381148
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