N° 2 - Febbraio 2017
Spiritualità
  MONDO DISIDRATATO
di Stefania



Il mondo si è disidratato di amore nella più completa indifferenza, forse non abbiamo ancora preso coscienza che la disidratazione è il frutto della nostra libertà, della nostra intelligenza presuntuosa e della testardaggine: non vogliamo ammettere – ci fa comodo – che senza l’idea di Dio nella nostra vita, i risultati sono quelli che osserviamo ogni giorno.
Padre Slavko diceva: “ Tutti i peccati sono il risultato della mancanza di amore. E tutti i problemi possibili sono solo derivati dall’assenza di amore; quando non c’è amore, le porte sono aperte al male…” Dobbiamo imparare a vivere assieme, senza farci del male, creando tra noi sane relazioni, impegnandoci  giornalmente a lavorare per migliorare. E’ su di noi che dobbiamo concentrarci, sui nostri doveri, sulle nostre responsabilità. Ormai il tempo del rinvio è finito, né è più il tempo di restare nella mediocrità e di aspettare che siano gli altri a fare qualcosa, stando al balcone  a guardare senza sforzarci e sentendoci apposto o scoraggiandoci o, ancor peggio, a criticare ogni iniziativa altrui.
E’ necessario cambiare; ognuno  deve, in base al proprio ruolo nella società, contribuire a sanare i guasti. Ho letto  che certe persone non vogliono essere salvate, perché la salvezza implica un cambiamento e il cambiamento richiede uno sforzo maggiore del restare uguali… Ho ascoltato, durante un’omelia di padre Andrea, che essere persone intelligenti significa “volere avere la capacità di leggere la realtà vera.” Una cosa è certa, se siamo convinti di essere apposto, viene a mancare lo stimolo alla ricerca, non sentiamo più la necessità di impegnarci a cambiare, a migliorare, a discernere e, così, nulla cambia,… e questo non possiamo più permettercelo..di tempo prezioso ne abbiamo buttato via anche troppo e il risultato lo vediamo, ci viviamo dentro. E’ il tempo del ritorno alle nostre vere radici cristiane come quelle di san Paolo e san Francesco. Basterebbe abbandonare le tre famose autostrade, che ci piacciono tanto, ma che ci hanno portato alle condizioni attuali di invivibilità: 1 Non c’è niente di male; 2 Tutto e subito; 3 Ma lo fanno tutti. Sarebbe bene metterci ogni giorno in discussione e fare le nostre battaglie interiori per discernere e decidere con chi vogliamo camminare.  Certo, noi siamo liberi, ma la nostra libertà è a tempo determinato e non possiamo neppure fare gli ipocriti che non conoscono gli strumenti per discernere il bene dal male. Il Manuale di come impostare la nostra vita è il Vangelo. Gesù, lo sappiamo e ce ne dimentichiamo al tempo stesso, è venuto a donarcelo e ad essere il nostro Pastore e Guida, per chi lo vuole.
Buon cammino quotidiano di conversione per ciascuno di noi, buon anno nella fede e Maria, che da un secolo ( 1917- 2017 ) da Fatima ci suggerisce la conversione, possa, attraverso la grazia, guidarci al bene. Non intendo insegnare niente a nessuno, anzi sono la prima ad avere bisogno di attingere per sanare il mio cuore attraverso gli insegnamenti e  la proposta di salvezza dell’unico vero Maestro di vita, il nostro Signore Gesù Cristo.
Preghiamo per la pace: è importante non solo per noi, ma soprattutto per i nostri figli e nipoti; non è giusto che paghino  con una vita invivibile per errori che non hanno commesso.
Consiglio, perché lo ritengo un gesto molto riflessivo e profetico, la partecipazione al Rosario per la pace sul tema “ Pregate, Pregate , Pregate” di padre Slavko, che ogni mercoledì alle 9,30 viene recitato nella chiesa della Covetta ad Avenza.
 Il 6 gennaio scorso la nostra guida terrena, papa Francesco, all’Angelus ha detto: “Non basta sapere che Dio è nato, Dio deve nascere nel cuore….non possiamo dare a Gesù solo qualche ritaglio di tempo.”
Allego un bel raccontino per spiegare ai nostri piccoli che esiste il bene e il male; lo ritengo utile per una riflessione anche di noi adulti, che rappresentiamo un ottimo terreno ad ogni tipo di tentazioni.


LA LEGGENDA DEI DUE LUPI.   

“Nonno, perché gli uomini si combattono?”  Il vecchio parlò con voce calma: “Ogni uomo, prima o poi, è chiamato a farlo. Per ogni uomo c’è sempre una battaglia che aspetta di essere combattuta, da vincere o da perdere, perchè lo scontro più feroce è quello che avviene tra i due lupi.” “Quali lupi, nonno?”  “Mio caro nipote, quelli che ognuno porta dentro di sé.”  Il bambino non riusciva a capire. Attese che il nonno rompesse  il silenzio che aveva lasciato cadere tra loro per accendere, forse, la sua curiosità. Infine il vecchio, che aveva dentro di sé la saggezza del tempo, riprese con il suo tono pacato: “ Ci sono due lupi in ognuno di noi. Uno è cattivo e vive di odio, gelosia, invidia, risentimento, falso orgoglio, menzogna ed egoismo.” Il vecchio fece di nuovo una pausa, per dare al bimbo il modo e il tempo di capire quello che gli aveva appena detto. “E l’altro?” chiese il nipote.
“L’altro è il lupo buono. Vive di pace, amore, speranza, generosità, compassione, umiltà e fede.” Il bambino rimase a pensare un istante a quello che il nonno gli aveva appena raccontato, poi diede voce alla sua curiosità e al suo pensiero: “ E quale lupo vince?” Il vecchio Cherokee guardò fisso il nipote e rispose con occhi puliti: “ Quello che nutri di più.”

 

                                                                                                               

  Un incontro speciale
di Giuliana Rossini




Rimettendo in ordine alcune carte, mi capita di rileggere il messaggio che Maria Voce (presidente del Movimento dei Focolari) ci aveva inviato ad un incontro al quale avevo partecipato a Castelgandolfo. Porta la data del 12 gennaio 2016. Da allora è trascorso un intero anno! Subito mi domando come io abbia impiegato questo lasso di tempo, se per me quel congresso sia stato “causa di nuova luce ed intensa vita del comandamento nuovo” come dice il documento.
Non è facile rispondere, mi ci sono provata, questo sì, ma quanto ai frutti la strada appare irta e assai impegnativa!... Talvolta mi sembra di essere come il servo malvagio e pigro della parabola che, avendo ricevuto un solo talento, per paura di gestirlo malamente, lo sotterra, lasciandolo infruttuoso e suscitando l’ira del suo padrone.
Quanta fiducia ho avuto nei miei (pochi) talenti? Quanto li ho trafficati facendone parte con gli altri, anziché lasciarmi prendere dal timore e dalla pigrizia? “Dio vuole da noi… che accendiamo fuochi sempre più vasti nelle famiglie, negli uffici, nelle fabbriche, nelle scuole, nelle parrocchie, nei conventi…” riporta nel documento la presidente, citando una frase di Chiara Lubich.
Sorrido ricordando il bell’incontro dell’altra sera. Avevamo sfidato il freddo pungente e un vento che soffiava impetuoso, facendoci rabbrividire. Ma ne era valsa la pena! Eravamo circa una decina di persone, tutte intenzionate a creare tra noi una intensa intimità, un legame che potesse infonderci il coraggio di essere poi, nei giorni seguenti, efficaci operatrici di pace, strumenti attraverso i quali Dio potesse renderci sostegno per chi ci stava accanto. Ciascuna con il proprio piccolo tesoro da donare alle altre.
Ed ecco O. che ci confidava come lei, al mattino, passeggiando lungo i sentieri collinari, osservando il paesaggio cinerino che comincia a stagliarsi luminoso contro il cielo ai raggi del primo sole, sentiva una forte unione con Dio, attratta da questa sua bellezza che dava un’impronta ritemprante a tutta la sua giornata. A, invece, che attraversava un piccolo momento di difficoltà, si sentiva di offrire tutto al Padre Celeste, perché la pace e la concordia ritornassero sulla terra. S., in seguito alle sue vicende personali, ci rivelava il suo impegno ad imitare la Vergine Madre, la Desolata, colei che “stava”, sia pure con il cuore schiantato, ritta accanto alla croce.
C’era tra noi un’atmosfera di cielo, ci sentivamo forti, pronte ad affrontare tutte le difficoltà, perché non eravamo sole, ma ci sembrava di percepire realmente la presenza di Gesù in mezzo a noi. Certo eravamo consapevoli dei tanti dolori delle tante situazioni difficili, che l’umanità contemporanea, basta guardarsi un po’ intorno, leggere giornali, ascoltare la TV…
Noi stesse  eravamo cariche delle nostre fatiche, incertezze, sofferenze… ma anche sentivamo che erano tante le risposte positive di chi ogni giorno sta in trincea, nei campi di battaglia, per arginare il negativo, ognuno con le proprie capacità. Personalità religiose dotate di grandi carismi, uomini e donne di buona volontà che occupano ruoli importanti nelle grandi organizzazioni mondiali, volontari e persone che si prodigano per gli altri come ad esempio E. che si impegna a distribuire viveri e generi di prima necessità ai bisognosi, ma anche chi è disposto ad ascoltare ed accogliere le sofferenze altrui, condividendo gioie e dolori. Tutti che con la loro vita danno un esempio di Vangelo vissuto, uscendo dalle proprie comodità e abitando le periferie disagiate con impegno e fatica. Anche noi sentivamo pressante il desiderio di fare, tutte insieme, la nostra piccola parte e ciò ci provocava molta gioia ed era motivo di consolazione. Ci affascinava il richiamo intenso di Papa Francesco a costruire ponti, anziché innalzare muri, a vivere la fraternità, l’umanità fra tutti, l’amore reciproco solo in grado di vincere tutti i disaccordi, gli ostacoli, la violenza e i contrasti che caratterizzano la nostra epoca.


  Tre nuovi diaconi
di Mila



Domenica, otto gennaio, grande giorno per il nostro seminario vescovile di Sarzana e per i fedeli che lo seguono. Nel pomeriggio, nella Cattedrale di Cristo Re a La Spezia, sarebbero stati ordinati tre nuovi diaconi: Alessio Batti, Stefano Ricci ed Emilio Valle studenti appunto del seminario.
Questo del diaconato è il penultimo scalino per diventare sacerdoti. Grande attesa per tutti anche perché questi seminaristi hanno prestato la loro preziosa collaborazione nelle parrocchie di Ortonovo. Don Alessio è tuttora collaboratore del nostro parroco, Don Carlo. Io e mio marito siamo andati in pullman organizzato da Don Carlo e Don Andrea.
Il pullman era pieno. Con molto piacere ho rivisto le “ragazze” del gruppo dei “pellegrinaggi del primo sabato del mese” che ormai considero mie amiche.
La cerimonia è stata molto commovente, c’era tanta gente. I tre nuovi diaconi talmente emozionati che a stento riuscivano a non tremare. Certo si son presi un bell’impegno quei tre giovani e non è ancora finita, devono affrontare l’ultima salita, l’arrivo al sacerdozio, dopo inizierà la loro grande missione. Don Alessio, la domenica successiva, alla Messa delle dieci, dopo aver letto il Vangelo, come faceva ormai da tempo, ha fatto anche la sua prima omelia riferendosi all’argomento della prima lettura, una profezia di Isaia, nella quale Dio parla al suo “Servo”, al Messia, chiamato Israele. Ha spiegato molto bene la differenza tra l’essere un servitore della Chiesa o un mercenario nella Chiesa, presbitero o laico che sia. Non ho mai meditato su questo argomento anche perché non ho mai posto l’attenzione sulla parola “mercenario” anche se non è nuova. Se non erro nella parabola del Buon Pastore si parla del mercenario che non si cura più di tanto delle povere pecorelle mentre il Buon Pastore si preoccupa per tutte. Questa volta invece l’argomento mi ha colpito proprio per la notevole differenza che c’è tra: servitore e mercenario.
Bisognerebbe approfondire l’argomento, forse facendolo si potrebbero evitare tante situazioni di disaggio che spesso si verificano anche nelle nostre parrocchie senza che noi ce ne rendiamo conto. Poi Don Alessio ha chiesto di pregare, pregare tanto e insistentemente perché “Il Signore della messe mandi operai nella sua messe”.
I seminaristi sono pochi, bisognerebbe che per tre che stanno per uscire almeno altri tre fossero pronti per rimpiazzarli. Io, nel mio piccolo, oltre il pregare personalmente, ho già chiesto al mio gruppetto di bambini del catechismo di farlo anche loro, sperando che se ne ricordino. Comunque cercheremo di farlo sempre all’inizio di ogni incontro.  

                                                                  

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