N° 10 - Dicembre 2012
Spiritualità
  L’INCARNAZIONE
di Angelo Brizzi


 
 
 

            “In quei giorni uscì un editto di Cesare Augusto per fare il censimento di tutto l’impero; e andarono tutti a dare il nome, ognuno alla sua città. Anche Giuseppe andò da Nazareth di Galilea alla città di Davide chiamata Betlem, essendo del casato e della famiglia di Davide, a dare il nome insieme con Maria sua sposa la quale era incinta…(Lc 2, 1-6”.

            Il Natale di Gesù è la festa eccelsa dell’umanità civile; Gesù viene sulla terra in corpo umano per chiunque, senza distinzione alcuna: per quelli che Lo aspettavano e hanno creduto; per quelli che credono; per quelli che non hanno concetto dell’Incarnazione; per quelli che non hanno stima della missione di Gesù Cristo; e di quelli che non trepidano di gioia per la potenza di Dio nel far nascere Suo Figlio dal grembo di una vergine donna. Inconsapevoli, vengono travolti dalla gran onda della Cristianità che unisce tutti i popoli del pianeta in un unico desiderio di pace e uguaglianza.

            Il Natale di Gesù è l’esaltazione della semplicità e della povertà; Dio non guarda ai fasti e, men che meno ai vanagloriosi, ma alla modestia e all’umiltà dei pastori che guardavano i loro greggi in quella notte santa; a loro ha fatto conoscere il fausto storico evento: la nascita di Suo Figlio. Ha inviato ad essi gli Angeli per il lieto annunzio; elogia la povertà dandoGli una stalla come luogo per il Suo primo vagito: nulla è preparato per la Sua venuta, né panni, né legna in sì gelida notte.

La Natività è la festa dell’Amore, non quello sguaiato, invocato come unico senso della vita, ma dell’amore vero che, in silenzio, sa sopportare con pazienza e comprensione. A volte una certa paura ci impedisce di donare una carezza, una parola affettuosa, di regalare un poco del nostro amore; abbiamo il timore di non averne abbastanza e così viviamo nella grettezza angusta del nostro mondo. Il Figlio che Dio ha generato dal principio per l’eternità nel Suo seno divino,ora lo genera nel seno di Maria; in quel seno verginale da Lui già preparato dall’inizio. Con laa collaborazione di Maria crea in lei il corpo e l’anima del Suo Figlio Unigenito. Gesù accetta il corpo e l’anima che il Padre gli dà e in cui si nasconde fini al momento della rivelazione come unico Figlio di Dio; accetta Maria Santissima come Madre; accetta la fraternità che gli viene dagli uomini come discendenti di Adamo e di Eva. Il Natale del Redentore ha da essere guardato come incontro la grandezza e l’umiltà.

Si racconta che l’angelo Gabriele quando andò da Maria come nunzio divino, la sorprendesse in orazione; ma certamente, l’istante dell’Incarnazione è stato un’orazione offerta al Padre. E San Paolo invece nella lettera agli Ebrei dice: “Ecco perché entrando in questo mondo, Cristo dice: “Non hai voluto un corpo; non hai gradito né olocausti, né vittime per il peccato, allora ho detto: “Eccomi, io vengo, poiché sta scritto di me nel rotolo del libro, per fare, o Dio, la tua volontà”. Maria sentì in se quell’offerta e le si associò come a un qualcosa del suo “Fiat”.

 

 

 

Proprio in una stalla

Del Cielo la Regina Dio deve generare.

O cara Madre mia, come ti trovo amabile

Come ti trovo grande in si misero luogo.

Quando l’Eterno vedo ravvolto nelle fasce

Quando del Divin Verbo sento il vagito tenue.

O cara Madre mia, gli angeli non invidio

Ché il lor Signor potente è mio caro Fratello”.

 

Da “Perché t’amo Maria” di S. Teresa di Gesù Bambino.
 
 
 


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  LA FEDE
di Marisa Lisia


 
 
 

            Il giorno giovedì undici ottobre siamo entrati nell’Anno della Fede, indetto dal nostro Santo Padre, Benedetto XVI. Un auspicio: possa quest’anno accogliere tanti fratelli nel seno della sua Chiesa militante e altrettanto sia fruttuosa. La fede è un ambìto segno di predilezione da parte dell’altissimo Signore nostro, E’ una primaria virtù che genera divine certezze, serenità e perciò mansuetudine. Essa è preferibile all’oro e all’argento ed a ogni più colto pensare. La fede è una forza benigna che regola l’universo; è un fiore prezioso da cogliere; è un letto su cui morire, ma avrà fine con tutto il suo splendore.

            Vorrei poter esprimere la profondità del mio incompleto pensiero, le parole non sono sufficienti. Perciò rendo grazie al Signore per l’incommensurabile dono del credere in Dio e, quando tutto sarà compiuto, allora in coro con gli angeli di Dio e tutti i Santi, canteremo inni di esultanza in perfetta letizia.

            Queste le convinzioni che mi hanno trasmesso i miei educatori: un sentito ringraziamento di cuore a loro.

                                                                                                         
 
 
 

  Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato
di Un’assidua lettrice


 
 
 

            22.11.2012.  La mia giornata è iniziata con questo messaggio (aprendo il Vangelo) che la salvezza è per tutti (Rm 10, 5-21), ma la nostra salvezza personale nasce dalla fedeltà a Gesù, a quel Dio che ci ama così tanto da averci mandato suo Figlio per riallacciare l’Alleanza con tutti noi, dando così a ciascuno di noi questa opportunità. Ma noi uomini lo abbiamo veramente accolto? Abbiamo dentro di noi il Vangelo di Gesù? Io penso che noi non abbiamo ancora capito bene l’importanza che ha questo “gesto” se non proviamo a leggerlo, meditarlo e soprattutto metterlo in pratica. Penso anche che se non avessimo trascurato questo prezioso manuale di comportamento e di vita, non saremmo arrivati a questo punto. La terra che Dio ha creato per noi l’abbiamo custodita bene? Ci amiamo nelle nostre famiglie e fuori di esse? Sappiamo mettere da parte il nostro egoismo e interessarci delle persone che ci sono accanto spendendo per loro un po’ del nostro tempo (anziani, disabili, coniuge, figli…)? Il nostro lavoro come lo svolgiamo, sempre con serietà e responsabilità? Sappiamo metterci in discussione e riconoscere i nostri errori?

            Penso che a volte questo coraggio, lealtà, onestà proprio non li abbiamo ed è così facile fuggire o far finta di niente o voler vedere solo gli errori degli altri e giudicarli. No, non è certo questa la Parola del Signore. Gesù ci ha lasciato il Vangelo per salvarci non per distruggerci.

            Ci ricordiamo di pregare, di dedicare una parte della giornata al Signore e ai nostri defunti che magari hanno fatto tanto per noi e ora potrebbero essere in Purgatorio e avere bisogno della nostra preghiera? Lo facciamo? No, non sempre, o quasi mai: non abbiamo tempo. Ma allora in cosa crediamo? Crediamo all’apparenza, all’esteriorità. Ricordiamoci che Dio sa tutto di noi e non ci giudicherà sull’apparenza ma per quello che abbiamo nel nostro cuore.

            Certo non è facile essere cristiani: metterci in discussione, cambiare il modo di atteggiarsi, perdonare, comportarsi sempre in maniera corretta… Ma Gesù non ci chiede di essere perfetti, ma essere veri; e per poter essere tali non dobbiamo prendere le tre famose autostrade che ci conducono al male senza nemmeno rendercene conto: “Ma lo fanno tutti; non c’è nulla di male; tutto e subito” (questo esempio l’ho sentito in una omelia di don Piagentini, alcuni mesi fa). Il trovarci dentro a strade sbagliate è il risultato di tanti piccoli sbagli, poi si continua e tutto sembra la normalità, anzi le azioni corrette, giuste sembrano alla comunità ridicole, e si fa così sempre più difficile convertirci. Ma Lui, Gesù, è sempre lì che ci aspetta, basta avere la forza di spalancare quella famosa porta.

            Quindi nell’imminenza del Santo Natale dobbiamo farlo nascere in noi: accoglierlo, convertirci, confessarci. Così facendo ritorneremo ad amarci e sentirci amati.

            Buon Natale a tutti noi; e che sia un Natale vero di ritorno a valori veri, quei valori che ci ha portato Gesù attraverso la sua incarnazione. Buon Natale a tutte le famiglie, patrimonio caro a Gesù, perché tutte le vuole riunite facendone una sola: la famiglia di Dio.

                                                                                                                

                                                                                                         

 

  La mia cara cugina ha trovato la sua vocazione
di Liliana


 
 

            E’ con grande gioia che domenica 4 novembre 2012 ho partecipato alla Professione religiosa di mia cugina Chiara Michelotti, per mano del vescovo Luigi Ernesto, nostro vescovo eletto. E’ stata una cerimonia molto commovente sia sul piano spirituale, sia su quello umano. Quale grazia per i suoi genitori che la propria figlia  possa partecipare nella pienezza al servizio del Regno di Dio! Vocazione maturata nel tempo e poi confermata nella gioia.

            Entrando a far parte della “Piccola Opera Regina Apostolorum” significa essere a sostegno dei sacerdoti quando hanno bisogno di aiuto nelle parrocchie e per la loro vita. Sia nella malattia, sia nell’anzianità, i sacerdoti trovano in questa Piccola Opera una famiglia attenta alle loro necessità spirituali ed umane. Sono molto felice di ciò che ha fatto il Signore con Chiara e prego per lei perché il Signore le sia sempre vicino in quest’opera che Lui stesso ha progettato per la sua vita.

            A Chiara, alle sue consorelle e alla Madre, suor Maria Giuseppina, il Signore Gesù sia sempre faro speciale che illumina la loro vita e continui a donare nuove sorelle per questa Piccola Opera.

            Con ammirazione ed affetto.

                                                                                 

 

 

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