N° 1 - Gennaio 2011
I nostri poeti
  La storia
di Mario Orlandi


 
 

La  storia, quela vera,

la ripet che Nicola,

paeso picolo ma grando

p’r la furbizia e volontà

d’ ben figurare,

i merit at’nzion

stima e afeto:

la vita

lunga e gloriosa

di su sasci

la conferm ‘l desiderio.

La storia, i secoli e ‘l tempo

i vogh’n ben a Nicola

pu che noialtri

ch’andan avanti col trantran

c’rcand d’aver semp’r rascion,

d’ metr’r i baston

a chi con slancio e convinzion

i s’impegn a portar vita

e cert anc confuscion

p’r la pià e la via aciotolà

p’r viv’r ‘nsema ‘na s’rata,

p’r s’ntir i vech’i arv’nir gion

e gioir con giusta rascion

p’r la novità,

l’impegno e l’atvità

che da Nicola

i s’rag’n tut’l pian,

come ‘na vota.

 

 

                                                                  

 

LA STORIA – La storia, quella vera, ripete che Nicola, paese piccolo ma grande per la furbizia e la volontà di ben figurare, merita attenzione, stima e affetto: la vita lunga e gloriosa dei suoi sassi conferma il desiderio. La storia, i secoli e il tempo vogliono bene a Nicola più di noi che andiamo avanti con tran tran cercando d’avere sempre ragione, di mettere i bastoni a chi con slancio e convinzione si impegna a portar vita e certo anche confusione per la piazza e per le vie acciottolate per vivere insieme una serata, per sentire i vecchi tornare giovani e gioire con giusta ragione per la novità, l’impegno e l’attività che da  Nicola s’irradiano su tutta la piana, come una volta.

 

 

 

  PER CONOSCERE LA GIOIA
di Anna Maria De Ghisi


 
 

Chi ascolta la mia disperazione

di fanciullo solo?

Non amico,

fratello, sorella, padre, madre:

non ci sono mani

a carezzare la nostra infanzia

né conosciamo sentieri di speranza.

Non tutti i bimbi

godono della fecondità della Terra,

i nostri occhi non ridono alla Vita:

bimbi senza amore, casa e patria,

spesso venduti

o in vicoli ciechi abbandonati.

Guerra,

Carestia,

Miseria,

Abbandono Sociale

ci hanno ferito il corpo e l’anima:

sorda è l’umanità,

dietro muri d’egoismo, indifferente,

DIO dei passeri e dei gigli,

ascolta:

fa’ che dei beni della Terra

si nutra ogni bimbo del Mondo

e senta

l’abbraccio d’universale Fraternità

per conoscere la gioia.

 

 

 

  BUON ANNO, MONDO!
di Maria Angela Albertazzi


 
 
 

Una palla variegata

Sospesa nell’universo,

Di tanti colori ammantata,

Alla giusta distanza dal Sole,

Illuminata,

Che Dio, Unico e Assoluto,

Ci ha regalata.

Da noi, tanti e diversi,

Come viene trattata?

Ogni anno si festeggia il suo giro di danza,

Si proclama la sua festa a gran voce,

La sua età è oggetto di studi a oltranza:

Gli uomini l’hanno messa in croce

Con la loro tracotanza.

Dagli albori ciò è cominciato

Cambiando di natura e uomo il connotato.

Come formiche impazzite

(Specialmente in questi ultimi tempi)

Ne hanno fatto dei grandi scempi;

Con guerre e ogni altra abiezione,

Massacri di tante persone,

Bambini indifesi, impauriti,

Senza tetto e senza cibo lasciati

A vagare e a morire, soli e abbandonati.

Quanti milioni all’inizio dell’Anno Nuovo

Vengono sprecati!

Quella notte, tutti spensierati;

Strade, case,  ville, viali illuminati;

Fiumi di champagne, banchetti opulenti;

Tutti allegri e brilli, a due passi dai pezzenti;

Botti e fuochi d’artificio sempre più violenti.

E pensare che lì, nei dintorni,

Sotto lo stesso cielo,

Milioni di persone, in tutto il mondo,

Grandi e piccini,

Sfiniti sotto il gelo,

Dormono il loro ultimo

Sonno profondo.

 

 

 

  MATURITA’
di M. Giovanna Perroni Lorenzini


 
 
 

Mi rannicchio

Nel tiepido

Del tempo:

Oggi gli anni

Non sono nemici.
Maturità

Del frutto

Quando è dolce.

 

 

 

 

  EROISMO.
di Carlo e Giovanna Lorenzini


 
 
 

EROISMO.

 

E' l'eroismo di una gatta in difesa dei suoi gattini. Potrebbe considerarsi una specie di favola la cui morale è che niente di quello che noi abbiamo è nostro, e che ognuno di noi è al servizio della natura.

Qualche estate fa ero in campagna e stavo radunando l’erba tagliata; quando da un cespuglio lì presso sentii un leggero miagolio; gattini, pensai; una gatta con la sua cucciolata; mi avvicinai curioso, tenendo fra le mani il forcone con cui lavoravo; con la punta dei rebbi scostai l’infrasco; infatti; ma una gatta dal pelo ritto, dalla schiena incurvata, dal miagolio minaccioso, i denti e le unghie affilati in pronto, pronta essa a lanciarsi contro l’intruso, mi si parò davanti a difesa dei suoi gattini; io lì per lì ebbi paura di quel grumo di potenza, che, se scatenata, mi avrebbe ridotto a malpartito. Poi, forte dello strumento che avevo fra le mani, ebbi un’idea maligna: lo atteggiai a mo’ di lancia, minacciosamente librato verso il basso contro la gatta, nell’attitudine di infilzarla; i rebbi incombevano lucidi e appuntiti sopra di lei; sarebbe bastata una mia rapida mossa, per infilzare la gatta con i suoi gattini; ma lei non si mosse; continuò a coprire e a difendere la sua prole con atteggiamento rabbuffato e minaccioso: se volevo arrivare ai gattini, dovevo prima passare attraverso il suo corpo; e furono momenti sublimi, che io ricorderò per tutta la vita: la gatta di fronte a quel pericolo mortale; io che mi ero lasciato prendere dal gioco perverso e pericoloso; i rebbi del forcone che scendevano sempre più in basso verso il gruppo di famiglia; la gatta, che, minacciosamente a difesa, non si moveva... Finché vidi che le punte quasi la toccavano; il miagolio si fece sommesso, quasi, mi parve, di agonizzante; ma lei non si mosse: si offriva in olocausto, a difesa della prole; tre gattini, che, ignari e semiaddormentati e addossati gli uni agli altri, continuavano quel loro tranquillo miagolio di benessere e di sicurezza, che mi aveva avvertito della loro presenza. E io mi accorsi improvvisamente di avere il cuore gonfio e le lacrime agli occhi...

 

 GIGIO

 

Ogni essere vivente è un unicum; un mistero.

 Il gatto della poetessa, bellissimo, nel mistero aveva il suo fascino.

 

 

Mi invaghii di un gatto,

bellissimo,

di schiva dolcezza,

impenetrabile,

come quelli dell'antico Egitto,

sacri agli dei.

Mi era dolce

sondare il suo mistero.

Un giorno è sparito.

E non ho più che il mistero

della sua fine.

 

 
 

  DEDICATA AD A.
di Marisa Lisia


 
 
 


Sorella,

Nel guardarti

Non posso che pensare

Alla bontà di Dio

In te riflessa!

 

                          

 

  

 

  OLOCAUSTO
di M. Giovanna Perroni Lorenzini


 
 
 

Nel mese di gennaio,

accanto al rovo,

ripenso

a un alitare

di farfalle,

dai bei colori,

dalle diafane ali;

pronube

alle nozze

di ogni fiore;

messaggere

di gaudio

nei lor voli:

per nostra incuria,

ahimé, sempre più rare.

Nuda

ne è già la terra,

spoglio il cielo.

Invano i fiori

spanderan profumi.

Abbiam tarpato

alla speranza

le ali.

                          

 

 

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