N° 9 - Novembre 2019
IL GESU’ THEOFOROS DI NESTORIO
di Antonio Ratti

IL GESU’ THEOFOROS DI NESTORIO E L’INABITAZIONE TRINITARIA DI ITALA MELA

Il Concilio di Nicea (325) ha definito Gesù Uomo-Dio con le due nature o sostanze, umana e divina, unite ipostaticamente nell’unica persona di Gesù in perfetto equilibrio tra loro. Tutti i tentativi di dare una soddisfacente spiegazione razionale ad un vero rompicapo per la limitata intelligenza umana, sfociano in una serie di interpretazioni palesemente eretiche (le così dette “controversie cristologiche”) come quella di Nestorio, monaco e teologo del Patriarcato di Antiochia di Siria, eletto Patriarca di Costantinopoli nel 428. Nestorio, pur affermando di riconoscere la doppia natura del Cristo in linea con quanto stabilito a Nicea, di fatto la spiega in modo tale da negarla. Infatti sostiene che Maria, “gratiaplena”, per la quale l’Onnipotente ha fatto grandi cose (Luca), è donna perfetta, cioè senza il peccato originale e le sue conseguenze, pertanto è in grado di avere, per opera dello Spirito Santo, una gravidanza fisiologica della durata di nove mesi per partorire un uomo perfetto anch’esso, Gesù. Per questa sua speciale condizione Gesù ha tutti i requisiti per essere il theoforos, cioè il portatore permanente di Dio trinitario.
E’ evidente  che Gesù, ridotto a solo portatore di Dio, non può essere Uomo-Dio, cioè colui che rende visibile l’invisibile assumendo la natura umana. Il patriarca di Alessandria d’Egitto, Cirillo, che diventerà santo, dottore e padre della Chiesa d’Oriente e d’Occidente, preoccupato che i Patriarcati di Antiochia e di Costantinopoli potessero diffondere una posizione teologicamente improponibile, chiede il sostegno del Patriarca d’Occidente (allora il Papa era chiamato così) Celestino I e insieme sollecitano l’imperatore Teodosio II di indire un Concilio per condannare ecumenicamente l’eresia nestoriana. Nel 431 ad Efeso, Nestorio non si presenta a sostenere le sue tesi e Cirillo può far votare ai padri conciliari quanto già stabilito a Nicea. Gesù non è il portatore-contenitore di Dio, ma è Dio che ha unito volontariamente a sé la natura umana attraverso il Figlio unigenito per rendere l’uomo partecipe al progetto della sua salvezza. Se non fosse così, bisognerebbe riconsiderare il significato, il valore e l’efficacia della morte di croce e dell’eventuale resurrezione di un uomo portatore di Dio e non di Dio, Figlio del Padre. Se l’intelletto dell’uomo non sa darsi una spiegazione, lo status di Gesù va considerato un mistero come quello trinitario: Dio uno e trino è un concetto che va accettato, non interpretato.
Dimentichiamo per un attimo Nestorio e il suo Gesù portatore del divino e analizziamo la posizione del cristiano. Il cristiano è sotto il peso del peccato originale e delle sue conseguenze che lo inducono alle tentazioni e a comportamenti non in sintonia con gl’insegnamenti di Gesù, che però fornisce gli strumenti (il sacrificio di croce e i sacramenti) necessari a recuperare l’alleanza con Lui e il Padre. Domandiamoci: qual’è il nostro desiderio massimo quando si riceve, anche fisicamente nell’Eucarestia, il Corpo di Cristo? Poterlo trattenere in noi il più a lungo possibile, cioè esserne il portatore o il contenitore per lungo tempo. Difatti la santità consiste nel saper essere contenitore o theoforos permanente di Cristo-Dio.  Lungi da me la tentazione di confondere le idee, ma, quanto appena detto sul rapporto tra l’Eucarestia e il cristiano, non sono le medesime affermazioni che sostiene Nestorio riferendosi a Gesù? L’uomo per sua natura, come detto, è preda del peccato d’origine, ma attraverso l’opera redentrice messa in essere da Gesù-Dio, ha l’opportunità di diventare, alle condizioni poste dagli insegnamenti evangelici, il theoforos di Dio.  Torniamo a Gesù. Sostenere che Gesù sia uomo perfetto che porta in sé il Dio trinitario è l’opposto di quanto sostenuto a Nicea e ad Efeso: Gesù è Uomo-Dio dove le due nature sono unite e non contenute una nell’altra. Per farmi capire, Gesù somiglia a quella vecchia bilancia, che da bambino ricordo di aver visto nelle drogherie e nei negozi di alimentari, formata da una scatola rettangolare, come un parallelepipedo, dalla quale uscivano due piatti metallici dove in uno era posto il peso e sull’altro la merce. Quando i due piatti erano in equilibrio il peso era corretto.
Gesù è la bilancia che sui due piatti ha la natura umana e divina in perfetto equilibrio tra loro. Come il milligrammo della sostanza umana e la tonnellata della sostanza divina possano stare in equilibrio è un mistero e ad ogni tentativo di trovare una logica spiegazione ci scappa l’eresia. Molto meglio un atto di fede. Spero di essere stato chiaro nel dire come la tesi di Nestorio sia una macroscopica eresia se accreditata a Gesù vero uomo e vero Dio, mentre è l’aspirazione massima cui deve tendere il cristiano soggetto al peccato originale. Quanto sostenuto erroneamente da Nestorio su Gesù, anche nel termine usato, theoforos,  non è il medesimo concetto dell’inabitazione  trinitaria che Itala Mela ritiene il solo e vero traguardo esistenziale di ogni cristiano? In conclusione, per la Beata spezzina e per ogni cristiano l’inabitazione trinitaria o il suo sinonimo theoforos (portatore del divino) rappresentano l’obiettivo sostanziale di ogni esistenza umana, mentre Gesù non può essere un semplice portatore-contenitore essendo parte integrante della Trinità, perché Dio, Figlio del Padre e a Lui consustanziale.



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