N° 7 - Luglio 2015
La visita alla Sacra Sindone
di Enzo Mazzini


 

Sono le ore 6 del 2 giugno, quando oltre 150 fedeli di Ortonovo iniziano il loro pellegrinaggio verso Torino per vivere una giornata commovente  che rimarrà sicuramente scolpita nei loro cuori.
Il parroco di Isola-Luni, don Andrea è l'artefice di questo pellegrinaggio che è davvero un itinerario di penitenza e di conforto. Il viaggio che ci conduce alla Sacra Sindone è un viaggio di speranza e tutti ci sentiamo pervasi da grande commozione. Tutto fila perfettamente e alle 10 abbiamo già raggiunto la  mèta. La prima tappa, infatti, è la Basilica di San Giovanni Bosco, un santo che ha impegnato tutta la sua vita ad accogliere, educare e dare amore all'infanzia che ha bisogno e ha dedicato tutte le sue forze ai giovani, consapevole che "dalla buona o cattiva educazione della gioventù dipende un buono o triste avvenire della società".
Giovanni Bosco nasce il 16 agosto 1815 in una famiglia semplice a Castelnuovo d'Asti.
Orfano di padre fin da piccolo desidera diventare prete. A Torino, nel 1841, sconvolta dalle condizioni di abbandono, sfruttamento e degrado dei ragazzi più poveri, comincia a prodigarsi per dare loro accoglienza, istruzione ed un futuro dignitoso. Nel 1846 apre a Valdocco un oratorio intorno al quale nascerà col tempo la casa-madre dei Salesiani. Nel 1888, quando si spegne, lascia dietro di sé innumerevoli opere di bene, che sono proseguite fino ad oggi in 132 nazioni. Proclamato Santo nel 1934, Don Bosco si festeggia il 31 gennaio ed è il Patrono di Isola e quindi anche di tutti gli ortonovesi.
La giornata, che ci ha procurato intense emozioni, è iniziata proprio con la sosta nella bellissima chiesa di San Giovanni Bosco, dove sono conservate ed esposte ai fedeli le spoglie di questo grande Santo. Lì abbiamo partecipato alla Santa Messa concelebrata dai parroci che accompagnavano la comitiva. Commovente anche l'omelia di don Alessandro, parroco di Castelnuovo Magra che con alcuni suoi parrocchiani si è aggregato al nostro gruppo. Toccanti alcuni episodi della sua infanzia e giovinezza da lui ricordati, essendo lui nato e cresciuto proprio a Torino ed essendo quindi vissuto in quei luoghi ed avendo respirato l'aria di santità che vi traspare. Dopo aver consumato il pranzo "al sacco" ed aver visitato il vasto complesso salesiano, comprese le stanze in cui è vissuto ed ha pregato San Giovanni Bosco e dove le comitive arrivano numerosissime da tutta Italia e dal resto del mondo a fare festa con la famiglia salesiana che ricorda i duecento anni dalla nascita del Santo, ci siamo trasferiti nella Cattedrale di San Giovanni Battista dove è esposta la Sacra Sindone.
L' esposizione della Sindone è stata concessa dal Papa proprio in occasione  dei 200 anni dalla nascita di San Giovanni Bosco. Un' attenzione particolare è dedicata, oltre che al mondo salesiano, ai giovani, ai malati e disabili, con momenti specifici di pellegrinaggio ed organizzazione di iniziative di accoglienza.   L’ostensione della Sindone ci porta nel cuore del mistero più profondo della nostra fede, quello della morte e resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Di quel mistero possiamo vedere soltanto i contorni: quelli che l’immagine presente sul Telo ci restituisce. Quale emozione nel vedere tratteggiato quel volto, le piaghe di quel corpo martoriato che rimangono scolpiti nei nostri occhi e nella nostra memoria e che vanno direttamente al cuore, mentre dagli occhi incomincia a sgorgare qualche lacrima per l’indescrivibile emozione provata! Ti sentì come trascinato e non ti staccheresti mai da quella sacra immagine, tanto che il tempo a disposizione vola e quindi devi consentire ad altri fratelli di provare le tue stesse emozioni. Noi siamo stati anche abbastanza fortunati perché ci hanno permesso di soffermarci per un tempo sufficientemente lungo.
Io lo ripeto a tutte le persone con cui mi trovo a conversare di andare a vedere la Sacra Sindone: è una emozione da non perdere. Il pellegrinaggio per questa visita è davvero itinerario di penitenza e di conforto. Certo, è necessaria anche una buona dose di pazienza e di sacrificio a causa dei necessari controlli per la sicurezza, la lunga fila e l' anticamera. Ma lo spirito da cui sei pervaso ti fa sopportare tutto con grande pazienza e serenità. Magari vorresti che le lunghe file che ti precedono avanzassero più velocemente, pervaso anche dall’ansia di raggiungere al più presto l' ambito obiettivo: vedere l' immagine del Salvatore! Comunque è un'esperienza da non perdere.
Molti mi hanno chiesto perché la sacra Sindone si trova a Torino e come c’è arrivata?
Ricostruire la storia della Sacra Sindone è possibile solo a partire dal XIV secolo, quando compare in Francia, a Lirey, nelle mani di Geoffroy de Charny, cavaliere di grande fama.
Nel 1453, a Ginevra, l' ultima sua discendente, Marguerite, nonostante le proteste dei canonici di Lirey, cede la Sindone ai Savoia dei quali, da allora, ha seguito ininterrottamente  le sorti e le vicende. Nel 1476 Jolanda di Savoia, moglie del duca Amedeo IX il Beato, spesso raffigurato nell'atto di venerare la Sindone, attraversò le Alpi recando con sé le reliquie della Cappella di Chambery, e quindi verosimilmente anche la Sindone, fino al suo trasferimento definitivo a Torino, divenendo la "reliquia dinastica" dei Savoia. Nel 1532 un incendio danneggia seriamente la Sainte-Chappelle dove è conservata la Sindone, ma viene fortunosamente salvata: solo alcuni danni ancor oggi visibili. Col trasferimento del centro amministrativo e politico dello stato a Torino, anche la Sindone raggiunge la nuova capitale nel 1578 dove è rimasta fino ai giorni nostri, ed è grazie a queste vicende dei Savoia se oggi noi italiani possiamo venerare a Torino questa importante reliquia e così noi, fedeli di Ortonovo, abbiamo potuto vivere una giornata indimenticabile.
Grazie, don Andrea, per questa emozionante occasione che ci hai offerto, permettendoci di vivere momenti di intensa comunione fraterna! Tanti sono stati i partecipanti che ti hanno chiesto di prendere altre analoghe iniziative, consapevoli di interpretare il sentimento di tanti parrocchiani, anche quelli che sono stati impediti a partecipare a questa commovente spedizione, magari per motivi di salute o familiari. Grazie di tutto.

           

                                                                                                                                 


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