N° 3 - Marzo 2013
GRAZIE PAPA BENEDETTO
di Antonio Ratti

 

 

 

             Credo non ci siano più aggettivi ed espressioni che non siano stati pronunciati e ripetuti all’infinito in questi giorni. L’evento è di quelli che scuotono dal profondo le coscienze di chi crede e, anche, di chi non crede. E’ l’evento capace di capovolgere, per la sua straordinarietà, il procedere millenario della Chiesa per indirizzarla rinnovata verso il nuovo millennio, che, poi, potrebbe, depurata dalle incrostazioni umane del tempo e dalle divisioni, voler dire tornare allo spirito evengelico, che annuncia la salvezza. Nell’anno della fede il Santo Padre, dopo un lungo cammino di riflessione e di preghiera, ha inteso esprimere nel modo a sè più congegnale e visivo, l’indispensabilità di anteporre la fede semplice, sorretta dalla ragione, genuina come nei tempi apostolici, a ogni altro interesse della istituzione Chiesa e della società civile. Con la rinuncia – non abbandono o fuga – alla Cattedra di Pietro ha lanciato il suo grande messaggio: o poniamo, col cuore e la ragione, la fede al centro della vita o il genere umano imboccherà -i prodromi ci sono – il tunnel dell’antagonismo sfrenato, della sopraffazione, dell’odio, dell’autodistruzione, ovvero, la barbarie allo stato puro. La Bibbia è esplicita nel parlarne. E alla sua Chiesa ha voluto evidenziare che la secolarizzazione delle popolazioni cristiane è un effetto, non una causa. Oggi, sempre più, si trova ragionevole non credere nel trascendente, semplicemente perché non se ne avverte la necessità; infatti gli obiettivi esistenziali per realizzarsi l’uomo li cerca e li trova altrove, per esempio, nel relativismo tecnologico ed economico. Con il suo gesto Benedetto XVI ha richiamato tutti coloro che si sentono Chiesa al dovere di ricercare energie fresche, idee nuove, unità vera e sincera* per lanciare, davvero, una nuova universale evangelizzazione che sappia indurre il singolo e i popoli a porsi seriamente il problema della vera natura dell’uomo, quale essere finito chiamato verso l’infinito dall’amore di Dio Padre. Questa è l’unica ragione che dà un senso e un valore alla vita. La decisione di Papa Joseph Ratzinger suggerisce anche un altro elemento di novità che potrebbe avere importanti conseguenze e far entrare la Chiesa “nella modernità” come qualcuno ha subito affermato. La Cattedra petrina eleva il Pontefice così verso l’alto da essere quasi disumanizzato e reso infallibile, ebbene, il Papa ha sottolineato la sua umanità, la fragilità e la limitatezza della natura dell’uomo, soprattutto, ha indicato l’umile consapevolezza di saper prendere atto che, quando “il vigore del corpo e dell’animo dimunuisce” e si è “nell’incapacità di amministrare bene il ministero affidato”, è giusto e doveroso farsi da parte.

Grazie, Papa Benedetto, tu, che hai saputo essere grande nella tua fragilità e umiltà, ci hai suggerito la strada maestra per i tempi duri in cui viviamo. Sta alla tua Chiesa comprendere e cogliere appieno il tuo slancio d’amore.

                                                                                                                                 

(*) Nell’omelia in S.Pietro durante la celebrazione delle Ceneri ha affermato: “…il volto della Chiesa deturpato dalla mancanza di unità…”

 

 

 


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