N° 3 - Marzo 2013
4 I Padri della Chiesa
di Ratti Antonio

 

 

Padri del Deserto.

Nel periodo dalla seconda metà del II secolo al IV secolo, che nel capitolo precedente abbiamo definito delle origini, troviamo i così detti Padri del deserto. Dedicare un po’ di attenzione a costoro ci permetterà di farci un’idea più precisa di come vivevano e operavano questi difensori della fede. Ci permetterà di comprendere meglio le vere origini di un movimento religioso che nel Medioevo ebbe il suo massimo sviluppo nella Chiesa d’Oriente come in quella d’Occidente: mi riferisco al monachesimo e alle grandi congregazioni monastiche. Col nome di P.del d. si indicano coloro che dopo la pace costantiniana abbandonarono le città e i luoghi abitati ritirandosi a vivere in solitudine nei deserti dell’Egitto, della Palestina e della Siria.  Specialmente in Egitto parecchi cristiani iniziarono a ritirarsi nel deserto con l’intento di riaffermare i valori dello spirito e mettere in guardia dai pericoli della vita nel mondo. Sono persone che intendevano vivere in modo radicale e totale la propria fede alla ricerca dell’unione intima con Cristo. L’ideale era quello di essere graditi a Dio e anticipare, attraverso l’intensità della preghiera, già sulla terra quella vita trascendente in cui Dio è “tutto in tutti.” La prima espressione di vita monastica (vedi nota in calce) è quella eremitica o anacoretica. L’anacoreta si caratterizza per l’isolamento totale, almeno per lunghi periodi, l’astinenza sessuale, la penitenza, le intense meditazioni sui misteri della fede, il lavoro manuale per il proprio sostentamento (es, S. Antonio abate fino al secolo di età coltivò personalmente il suo mini orto), l’assenza di un superiore e, quindi, di una regola codificata. Tutto doveva essere all’insegna della precarietà come, del resto, è la vita nel deserto e come va intesa l’esistenza terrena: anche il luogo del giaciglio è un anfratto o una grotta. Lo spontaneismo sembra essere la vera regola; per questa ragione, almeno nella fase iniziale, è difficile dare dettagli precisi su questo tipo di vita religiosa. Al fianco di anonimi eremiti, spesso con scarsa cultura anche religiosa, troviamo figure di rilievo per lo sviluppo del cristianesimo, che alternavano periodi di isolamento e meditazione a periodi di intensa attività pastorale ( es. sant’Antonio abate e sant’Atanasio ). Per il Patriarcato di Alessandria d’Egitto è il momento della sua massima attività missionaria e di tutela teologica dell’ortodossia. Basta citare san Pacomio, sant’Antonio abate e sant’Atanasio, vescovo della città egiziana, per comprendere l’alto livello di fede e di preparazione nell’attività apostolica. La fama di questi personaggi sollecitava il desiderio di tanti a seguirli per approfondire la fede e imitarli nello stile di vita. Nacquero così i primi cenobi (vedi nota in calce), dove l’isolamento si alternava alla preghiera comunitaria. Si attribuisce a Pacomio l’istituzione del cenobitismo basato sulla convivenza nella totale condivisione dei beni, della preghiera e dello studio, nell’osservanza delle medesime regole, nel lavoro manuale e nell’obbedienza all’abate (da abba = padre). La prima comunità stabile, fondata da Pacomio nel 323 a Tabennisi nel deserto della Tebaide, Alto Egitto, è dotata di una Regola scritta con 194 articoli, che in breve viene accettata e osservata da 9 cenobi maschili e 2 femminili. Anche Antonio abate, detto il Grande, (250 – 355), dopo un periodo di anacoretismo totale, per la presenza di parecchi discepoli, aprì piccole comunità di cui divenne abba e, contemporaneamente, aiutava il suo più importante dei discepoli, sant’ Atanasio, nell’azione contro l’eresia ariana, nata proprio in Alessandria. Il percorso dall’anacoretismo spontaneo al monachesimo è giustificato dall’esigenza di liberare questa forma di vita religiosa da alcune degenerazioni comprensibili dalla mancanza di regole: scarso senso ecclesiale, disordini morali, errori teologici, espressioni di fanatismo. Con il monachesimo cenobitico si viene formando un patrimonio comune di spiritualità e di dottrina. Le tappe dell’ideale ascetico presente nei P.del d. come nel monachesimo, che cominciò a diffondersi nell’area mediterranea, si possono sintetizzare così: pènthos, ovvero, il tema della compunzione ( contrizione e penitenza ); apòtaxis, la rinuncia a tutto ciò che non è il pensiero di Dio; anachòresis, il rifugiarsi nella solitudine fisica per cercare l’àskesi, cioè l’ascesa spirituale; agòn, la lotta contro le tentazioni e le distrazioni dal pensiero di Dio; apàtheia, la piena capacità di autocontrollo  e non indifferenza e abulia; parrhesìa,il riacquisto dello spirito colloquiale con Dio. Per i P.del d. “sedere” significava pregare. Infatti erano soliti sedersi su una stuoia, una panca bassa o, più spesso, su una pietra e, ponendo la testa tra le ginocchia e le braccia intorno a quest’ultime, assumevano la posizione descritta dal profeta Elia (libro dei Re, 18, 42) che era ritenuta la migliore per ottenere la massima capacità di concentrazione. Questa forma di preghiera meditata era praticata sia nella solitudine sia durante i riti comunitari. Da questa consuetudine trae origine il nostro vocabolo “seduta”,ossia, riunione, assemblea. Dei P.del d. sono famosi gli apoftegma, ossia “detti brevi”  o espressioni che condensano un concetto o un tema di riflessione; sono così numerosi da rappresentare una vera letteratura diretta all’esercizio della preghiera ininterrotta che gli abba, forti delle loro esperienze, tramandavano ai discepoli. A mò di esempio ne riporto alcuni attribuiti a sant’Antonio abate e gli ultimi due a Evagrio, autore di un Trattato sulla preghiera. “Io non temo più Dio, lo amo. Perchè l’amore scaccia il timore.”  Per sottolineare che prima di scegliere bisogna conoscere e sapere: “Colui che batte un blocco di ferro, prima pensa a quel che vuol farne: se una falce, o una spada, o una scure. Anche noi dobbiamo sapere a quale virtù tendiamo, se non vogliamo faticare invano.”  “E’ dal prossimo che ci vengono la vita e la morte. Perchè se guadagniamo il fratello, è Dio che guadagniamo; e se scandalizziamo il fratello, è contro Cristo che pecchiamo.” “Chi siede nel deserto per custodire la quiete di Dio è liberato da tre guerre: quella dell’udire, quella del parlare e quella del vedere; gliene rimane una sola: quella dell’amore.” “ Se una nuvoletta passa davanti al sole, sembra che la luce e il calore vengano intercettati. Tali nuvole sono l’ira, l’invidia, lo spirito vendicativo, la tristezza, ecc. Queste passioni impediscono la luce della grazia, che lo Spirito vuol versare nell’anima.” “Non volere che le cose relative a te vadano come sembra bene a te, ma come piace a Dio. Allora sarai senza affanni e contento nella tua preghiera.”(continua).

 

NOTE. Eremita  (dal greco, eremìtes) persona dedita alla vita contemplativa e ascetica in totale solitudine in luogo appartato e solitario (dal greco, eremòs).

             Anacoreta (dal greco, anachoréo = ritirarsi in luogo appartato) persona ritiratasi a vivere in luogo isolato, come il deserto, per dedicarsi a pratiche ascetiche e contemplative in totale solitudine.

            Monaco  (dal greco, mònachos= solo,unico) persona dedita alla vita contemplativa nella solitudine e nel silenzio, anche se all’interno di una comunità di confratelli.

           Cenobita  (dal greco, koìnos bìos= vita in comune) persona dedita alla vita contemplativa e al silenzio in luogo appartato, ma con altri compagni, guidati dal cenobiarca, priore o abba.

           Cenobio  piccolo spazio destinato alla vita in comune di poche persone dedite alla preghiera; inizialmente alcune grotte vicine, successivamente minuscole costruzioni con celle separate e parti destinate alla preghiera comune (sinassi, preghiera e celebrazione eucaristica).

           Monastero  Casa di religiosi organizzata da una regola e autonoma, guidata dal priore o dall’abate, dedita alla contemplazione (vedi monaco).

           Convento  Casa di religiosi organizzata da una precisa regola. Dal latino convenire= adunare e da conventus=adunanza, quindi riunione di frati dediti alla preghiera comunitaria.

 

 

 


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