N° 9 - Novembre 2010
9 SIMBOLI E SEGNI CRISTIANI
di Antonio Ratti

 

 

La  Santa MESSA

Il momento più alto dei riti liturgici ( = preghiera pubblica della Chiesa ) è la santa Messa, perché al suo interno avviene la celebrazione eucaristica, cioè la transustanziazione del pane e del vino in Corpo e Sangue di Gesù. Il liturgista J. A. Jungmann  indica così l’origine e il significato del termine: “Nel latino della decadenza Missa  sta ad indicare il congedo che si compie al termine di un’udienza o dopo un’adunanza. Nel linguaggio cristiano si usò tale denominazione per significare la fine dell’adunanza. Adoperata in questo senso la si ritrova alla fine del IV secolo. Questo chiudere l’adunanza non era una semplice dichiarazione, ma, sia che si trattasse della messa o di altro atto di culto divino, era sempre qualcosa di religioso, un atto della Chiesa, un congedo in cui essa ancora una volta traeva maternamente a sé i suoi figli per dare loro la benedizione che li accompagnasse lungo la via.” In altri termini, un congedo-invito a proseguire  sulla strada  di quanto appreso e accolto durante le varie fasi del rito. Come vedremo, la messa, che in origine era l’adunanza di preghiera della comunità nel giorno del Signore ( la domenica ), risulta essere un contenitore  che raccoglie i momenti essenziali della fede indispensabili ad ogni fedele. La Didachè ( = insegnamento ), scritto databile intorno alla fine del I secolo, descrive una celebrazione che riproduce fedelmente il rito compiuto da Gesù nell’Ultima Cena: agàpe ( pasto ), benedizione sul pane e “comunione al Corpo” del Signore, benedizione sul vino e  comunione al Sangue”. Quindi l’Eucarestia era offerta con le due specie     ( pane e vino ). S. Giustino nella prima Apologia del 195 d.C. ( circa ) ci descrive uno schema di assemblea eucaristica identico nella sostanza a quello odierno: lettura dell’Antico e del Nuovo Testamento, sermone di chi presiede l’assemblea, preghiera universale, bacio della pace, preghiera eucaristica con “Amen” finale dei fedeli, quale segno di partecipazione e adesione, comunione. Il periodo delle origini è caratterizzato dalla semplicità e spontaneità del rito e dall’attiva partecipazione  corale dei presenti. Nei secoli IV e V si verifica un primo processo di sistemazione e codificazione della liturgia anche al fine di renderla uniforme nelle tante comunità ecclesiali. Vengono creati formulari e preghiere eucaristiche per dare stabilità e omogeneità, a cui seguiranno i primi libri ufficiali che sono gli antesignani dei moderni Messale e Lezionario. Quando il Cristianesimo diventa religione ufficiale dell’Impero Romano, i riti religiosi abbandonano pian piano la sobrietà delle origini per far propri i fasti e la solennità del cerimoniale imperiale. Col tempo, l’introduzione nella messa di preghiere private, la recita sottovoce e poi silenziosa  della preghiera eucaristica, diventata “canone”, cioè regola fissa, il moltiplicarsi delle messe private, l’usanza di ricevere la comunione in ginocchio, non più in piedi quale popolo in cammino, non più nella mano, ma in bocca,  non più nelle due forme, ma solo col pane azzimo da cui deriverà l’ostia, sono indice  del crescente distacco tra la liturgia e il popolo e quindi, una diminuzione concreta della partecipazione attiva di tutti i fedeli che diventano spettatori di riti che hanno anche una certa dose di teatralità. Ne consegue l’accentuazione della partecipazione individuale e spettatrice del fedele, mentre il celebrante diventa l’unico protagonista dell’intera celebrazione. Il Concilio di Trento ( 1570 ) estende obbligatoriamente all’intera  Chiesa il messale in uso nella Curia romana al fine di arrestare i ricorrenti abusi liturgici. Esattamente 400 anni dopo, nel 1970, Paolo VI, promulga il nuovo Messale con annesso Lezionario, accogliendo quanto proposto dal Concilio Vaticano II al fine di riavvicinare e rieducare il popolo ad una liturgia partecipata dall’intera assemblea ( vedi La Liturgia nel n.ro di ottobre del Sentiero ). All’inizio ho accennato alla Messa come ad un contenitore che accoglie i momenti fondamentali, che sono quattro : introduzione con atto di penitenza, liturgia della Parola, Liturgia Eucaristica, riti conclusivi con benedizione. E’ evidente che le componenti sostanziali sono i due momenti centrali. La liturgia della Parola e la liturgia Eucaristica “sono così strettamente congiunte tra loro da formare un unico atto di culto. Ascoltando la Parola di Dio nasce o si rafforza la fede; nell’Eucarestia il Verbo, fatto carne, si dà a noi come cibo spirituale.” ( Sacramentum caritas, n.44 ) Nelle premesse del nuovo Messale si sottolinea come “la celebrazione, in quanto azione di Cristo e del popolo di Dio gerarchicamente ordinato, costituisce il centro di tutta la vita cristiana per la Chiesa universale, locale e per tutti i fedeli. Pertanto viene ordinata in funzione della partecipazione dei credenti perché ne traggano più abbondanti frutti.” L’obiettivo di fondo del Vaticano II e dei padri conciliari è quello di restituire alla celebrazione la caratteristica tipica dell’assemblea in modo da portare i fedeli ad una reale partecipazione attiva e consapevole.

 

 

 


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