N° 1 - Gennaio 2010
Simboli e segni cristiani nella liturgia e nel tempio
di Antonio Ratti

 

 

 

Troppo spesso si dà per scontata la conoscenza dei simboli, degli oggetti di uso sacro e della terminologia liturgica, provenienti dalla tradizione che affonda le sue radici nelle prime comunità cristiane. Il simbolismo nei culti antichi ha sempre avuto grande importanza, formale e sostanziale, così anche il cristianesimo, fin dalle sue origini, gli ha attribuito valore e significato.

Con questa nuova Rubrica ci si propone di colmare qualche lacuna con l’obiettivo di rendere più comprensibili e partecipati la liturgia e i segni che l’accompagnano.

Anno liturgico

L’a.l. è la distribuzione nell’arco di 365 giorni delle principali fasi del “mistero della salvezza” rievocate attraverso le celebrazioni della Chiesa cattolica. Sebbene nel corso dei secoli l’a.l. sia stato sottoposto a revisioni e aggiornamenti  - l’ultimo è del 1969 in attuazione dei deliberati del Concilio Vaticano II -  non è nato a tavolino, ma si è sviluppato gradualmente per rispondere ad evidenti esigenze teologiche e pedagogiche. Infatti, la memoria di Cristo, che va non solo conservata, ma anche celebrata ( “ Fate questo in memoria di me” ), fissa il rapporto tra la celebrazione eucaristica e il tempo, che è all’origine dell’a.l.  Appare comprensibile come quello ebraico abbia fornito alla Chiesa nascente spunti, stimoli e suggestione nella formulazione di un suo a.l. autonomo e funzionale a celebrare la memoria di Gesù Cristo e a educare alla fede i credenti. Il Messale Romano definisce così l’a.l.: “La santa Chiesa celebra, con santo ricordo a giorni determinati, nel corso dell’anno, l’opera della salvezza di Cristo. Ogni settimana, nel giorno a cui ha dato il nome di domenica, fa la memoria della Resurrezione del Signore, e ogni anno, insieme con la beata Passione, celebra a Pasqua la più grande delle solennità cristiane. Nel corso dell’anno, poi, distribuisce tutto il mistero di Cristo e commemora il giorno natalizio dei Santi.” Storicamente si può affermare che nel VI sec. l’a.l. era già sostanzialmente delineato nei suoi momenti fondamentali. Infatti, l’origine e lo sviluppo si possono sintetizzare così: dapprima si afferma la domenica  - dies dominica, giorno del Signore -  introdotta dalle apparizioni del Risorto e nominata per la prima volta nell’Apocalisse di Giovanni. Intorno alla metà del II sec. compare la Pasqua annuale, ricorrente cronologicamente la domenica più vicina al giorno anniversario della morte di Gesù, praticamente la domenica successiva al plenilunio di marzo-aprile. Il tempo della Pasqua annuale, dietro l’influenza di alcuni riferimenti degli Atti degli Apostoli, si prolunga per 50 giorni che prendono il nome di Pentecoste, all’interno di questi si dà particolare attenzione al quarantesimo dedicato all’Ascensione. Nel IV sec. si viene formando il tempo di Quaresima con chiaro riferimento ai 40 giorni di ritiro nel deserto di Gesù prima degli avvenimenti che culmineranno con la sua morte di croce. Sempre nel IV sec.  - la prima data certa a Roma è il 335 d.Cr -  prende corpo il ciclo della nascita e della manifestazione del Signore che ha nel giorno di Natale ( 25 dic. ) e dell’Epifania ( 6 gen. ) i due momenti liturgici significativi. Contemporaneamente si sviluppavano la venerazione e il culto per la Madre di Dio (  Maria Theotokòs ) e per quei cristiani che testimoniavano la loro fede accettando il martirio. Si andava, così, organizzando il “ciclo dei Santi”. L’a.l., nel suo insieme, è il contenitore che racchiude due cicli, ossia il tempo della celebrazione di tutto il mistero di Cristo con al centro la Pasqua e le feste dei Santi.

In conclusione, abbiamo il tempo dell’Avvento, il tempo di Quaresima, il tempo  di Pentecoste e il tempo Ordinario.

Anno  sabbatico

E’ una celebrazione ebraica che non entra nella tradizione cristiana, ma viene spesso citata, quindi val la pena chiarirne il significato. Il nome deriva da shabbat ( sabato ), per gli Ebrei giorno del Signore, dedicato al riposo. Nel calendario biblico l’a.s. ricorreva ogni sette anni. Durante questo anno i lavori agricoli dovevano essere sospesi per far riposare la terra, così come Dio aveva osservato il riposo al settimo giorno della creazione e l’uomo riposa ogni sette giorni. I frutti e i prodotti spontanei della terra erano a disposizione solo dei poveri e dei forestieri. Al tempo del profeta Neemia, V sec. a. Cr., gli israeliti s’impegnarono a celebrarlo regolarmente.

 

 

 

Anno giubilare ebraico

Ogni sette anni sabbatici ( 7 x 7 = 49 ) abbiamo l’anno giubilare. L’inizio di questo “Anno santo” era scandito dal suono del corno di montone ( in ebraico jovel = corno ), da qui il nome. Il richiamo a questa ricorrenza non cristiana è utile perché anche i cristiani hanno l’a. giubilare o santo.  Per gli Israeliti l’elemento di fondo dell’a. giubilare era l’ideale di giustizia e di eguaglianza che doveva regolare i rapporti tra  le persone della stessa fede. Infatti, in questo periodo avvenivano la liberazione di quanti erano caduti in schiavitù e il riscatto delle proprietà terriere familiari cedute per debiti. Levitico 25,10: “ Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo, ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia.”

Anno santo o Giubileo

Nella Chiesa cattolica è chiamato “santo” l’anno nel quale i fedeli sono invitati solennemente alla conversione e hanno la facoltà di beneficiare di particolari benedizioni e indulgenze. Le radici di questo complesso rituale si rifanno, nella terminologia e poco nella sostanza, all’antica tradizione ebraica del giubileo. Il primo “Anno Santo” cristiano è del XIV sec. e nacque da un moto spontaneo e popolare sulla spinta delle correnti penitenziali molto diffuse in Europa, Italia compresa. La sera del primo giorno dell’anno 1300 un’immensa folla di pellegrini si accalcò in S. Pietro con l’obiettivo di ottenere dal Papa un’indulgenza straordinaria. Il 22 feb. successivo Bonifacio VIII, con apposita bolla, accogliendo l’indicazione popolare, dispose che chiunque, dopo essersi pentito e aver confessato i peccati, avesse fatto visita alla basilica di S. Pietro, avrebbe ottenuto la totale remissione delle pene del Purgatorio. Stabilì, inoltre, che tale evento si celebrasse ogni cento anni. Paolo II ( 1464 – 71 ) ridusse tale periodo a 25 anni per consentire ad ogni generazione di beneficiarne. Col tempo le basiliche da visitare diventarono quattro: S. Pietro, S. Paolo, S.Maria Maggiore, S.Giovanni in Laterano. Tale celebrazione, ormai inserita nel calendario della Chiesa cattolica, ha allargato i suoi obiettivi: il perdono dei peccati con l’annessa indulgenza, la devozione del pellegrinaggio sulla tomba dell’apostolo Pietro con il riconoscimento della centralità della Chiesa di Roma nella memoria della cattedra pietrina.  La consuetudine di lasciare un obolo nelle basiliche visitate ha fatto coniare l’espressione lucrare il Giubileo.  ( continua )                  

 

 

 


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